Chi è Amalia Cecilia Bruni, candidata alla presidenza della Regione Calabria?
Neurologa e scienziata di fama mondiale, Amalia Bruni è la figura scelta dal centrosinistra calabrese come candidato alla presidenza della Regione Calabria.
Classe 1955, nata a Girifalco, vive a Lamezia Terme, ha conseguito la laurea in medicina nel 1979 e la specializzazione all’università di Napoli.
La sua attività professionale comincia presso il Reparto di Neurologia del “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro.
Gli studi sulle forme ereditarie di Alzheimer la conducono infatti all’individuazione del gene che soprattutto ne causa la trasmissione.
Il riconoscimento significativo di tale traguardo è rappresentato dall’istituzione, nel 1996, a Lamezia Terme, del Centro Regionale di Neurogenetica.
Amalia Bruni è la fondatrice del Centro di Ricerca Neurogenetica di cui è direttrice da 25 anni.
Situato a Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, è un presidio d’eccellenza per lo studio delle demenze degenerative.
Negli anni sono diverse le mansioni di coordinamento di progetti di ricerca (pubblici e privati) e molti gli incarichi didattici nonché le collaborazione illustri con personaggi del calibro di Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina nel 1986.
L’attività di ricerca di Amalia Bruni è contenuta in oltre 200 pubblicazioni specialistiche, che fanno di lei uno dei neurologi più affermati e autorevoli a livello mondiale.
Amalia Bruni è anche membro del comitato scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità e presidente eletto della Sindem a Lamezia, Associazione autonoma aderente alla Società italiana di Neurologia.
Accettando l’invito della coalizione di centrosinistra, composta da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Articolo Uno, Psi, Centro Democratico, Europa Verde-Verdi, A testa alta, Demos, Io resto in Calabria, e Calabria civica, la scienziata calabrese dopo una vita dedicata alla ricerca ha deciso di entrare in politica.
Le rivolgiamo alcune domande per comprendere le motivazioni di questa sua scelta ed entrare nella visione politica che proporrà ai suoi elettori.
Dottoressa come mai ha deciso di scendere in campo?
Chi l’ha convinta?
La politica probabilmente la indurrà a lasciare il “grande mare della ricerca per entrare in una vaschetta“, quella politica.
“Credo che dentro di me abbia sempre avuto la voglia di interessarmi di politica anche attivamente, anche se quando alcuni amici, che erano stati avvicinati per sondare il terreno, mi hanno proposto di candidarmi qualche settimana fa la mia risposta istintiva è stata no, in maniera secca. Poi ci ho riflettuto per qualche giorno, ho pensato che avrei potuto fare ancora qualcosa di buono per la mia Calabria dove ho sempre lavorato, non sono mai andata via dalla mia terra e dove ho realizzato il mio Centro di Neurogenetica, inaugurato nel 1996 alla presenza di Rita Levi Montalcini. Se per tanti mi sono presa cura di oltre 13mila e 500 pazienti, ho detto allora posso prendermi cura anche di qualche milione di calabresi amministrando bene”.
Qual è il punto cardine del suo programma elettorale?
“Primo fra tutto ridare una speranza a questa terra, dove tutto è precario, tutto è commissariato, dove i giovani devono andare altrove per un posto di lavoro, dove per avere le cure migliori bisogna rivolgersi a altre regioni in Italia, dove le ambulanze non partono perché per motivi burocratici non ci sono medici a bordo, e dove le cliniche specializzate chiudono per contenziosi amministrativi aumentando il rischio per la vita delle persone. Bisogna uscire da questa fase, rimboccarsi le maniche, costruire un futuro dove tutti abbiano le stesse opportunità, gli stessi diritti, e dove chi vuole realizzare un progetto a casa sua lo potrà fare. Io ne sono sicura, insieme realizzeremo la Nuova Calabria.
Lei ama definirsi coach, su quali basi sceglierà i suoi collaboratori?
“Nessun dubbio. Metteremo in campo le migliori competenze, le professionalità eccellenti che questa Terra sforna continuamente, persone che abbiano dimostrato sul campo di avere quelle doti per poter amministrare saggiamente e con efficacia questa Regione. Insieme agli amici della coalizione abbiamo predisposto un codice etico molto stringente che punta su alcuni aspetti fondamentali, l’assoluta trasparenza dei candidati, competenza e un rinnovamento quanto più ampio possibile. Le persone capiranno che siamo al loro servizio e il risultato finale sarà straordinario, tutti insieme formiamo una squadra che vincerà contro ogni pronostico”.
La Sanità Calabrese é stretta tra in una morsa che vede da un lato l’indifferenza delle istituzioni con il caso limite di Cotticelli. L’altra é quella della piovra della mafia, quali misure intende adottare per dare a noi calabresi una sanità efficiente?
“Dobbiamo riprendere in mano un filo interrotto dodici anni fa. Tutti parlano di un debito della sanità ma nessuno sa a quanto ammonta. Dobbiamo innanzitutto determinarlo con esattezza e stabilire che la parte attribuibile a dodici anni di commissariamento sia a carico dello Stato, il resto ce lo caricheremo noi calabresi, magari spalmandolo nel corso degli anni. E poi basta, entro la fine dell’anno stop ai commissari, siamo in grado di risolverli da soli i nostri problemi. La mafia? Si batte con il buongoverno, amministrando bene e scegliendo le persone giuste e oneste. Dove c’è trasparenza e onestà non c’è posto per le attività illegali e noi su questo saremo vigili e intransigenti. Combatteremo sempre e con ogni mezzo l’illegalità a ogni livello”.
E cosa pensa di Nicola Gratteri che tanto si sta battendo da solo per difendere la Giustizia e che ha attaccato senza indugio la riforma Cartabia?
“Del Procuratore Gratteri ho una grande opinione, è un uomo di legge che si batte per il rispetto della legge e in me troverà sempre un alleato leale, faremo della Regione una casa di vetro dove tutti potranno guardare dentro perché non ci sarà nulla da nascondere. Sulla riforma della giustizia credo che il Parlamento abbia trovato una mediazione riuscendo così a approvarla”.
Che opinione si è fatta di un maxi processo di importanza internazionale che é stato oscurato dai media in modo tale che non resti traccia e memoria di questa pagina di storia?
“Anche questo dimostra che siamo emarginati, siamo il Sud del Sud e quello che accade da noi, seppur importante, non viene valorizzato. Colpa della nostra classe dirigente che ha fatto della Calabria l’ultima Regione d’Italia. Noi dobbiamo invece mettere la Calabria al centro delle questioni italiane, farla diventare un caso nazionale, chiedere aiuto a tutti. Abbiamo le idee chiare per competere con i primi. Dobbiamo costruire opportunità serie per i giovani convincendoli che anche qui si può lavorare, fare in modo che si possano ricevere le cure migliori a poca distanza da casa e che una vita normale è possibile anche qui. Ecco, lavoreremo perché la Nuova Calabria possa offrire a tutti stessi diritti e uguali opportunità”.
I giovani del Sud e nello specifico i calabresi emigrano per lavoro. Si potrà arginare questo esodo e in che modo?
“È una delle priorità del mio programma, credo sia importante avere un rapporto più intenso con gli atenei calabresi. Insieme potremo offrire strumenti che non siano solo quelli della formazione, tra l’altro già eccellente, ma che dovranno trattenere i cervelli migliori facendoli lavorare qui utilizzando strumenti vecchi e nuovi e con un piano giovanile che consenta di creare posti di lavoro qui sul territorio. Le idee le abbiamo, i soldi li troveremo e la Nuova Calabria potrà contare sui suoi giovani più preparati”.
Dottoressa grazie davvero e vorrei concludere anche col sentito ringraziamento del Direttore, Giuseppe De Nicola, per la sua gentile disponibilità e la sua squisita cortesia.
Angela Amendola
… e facciamo un esempio … incendi boschivi in estate e frane e alluvioni in autunno e in inverno…
nota di Carlo Tansi su incendi boschivi
Ricercatore Consiglio Nazionale delle Ricerche, già direttore della Protezione Civile della Calabria
Gli incendi boschivi sono un grave problema che negli ultimi anni sta martoriando la Calabria, distruggendo ampie porzioni del nostro patrimonio boschivo e incrementando esponenzialmente il dissesto idrogeologico dei nostri territori.Quando ero alla guida della protezione civile regionale ho affrontato in prima persona e ho conosciuto profondamente le cause e gli effetti degli incendi boschivi, che non sono causati, almeno alle nostre latitudini, da fenomeni di autocombustione ma sono legati all’azione dell’Uomo: non solo ad opera di incendiari e piromani ma anche – come ho denunciato più volte non solo pubblicamente ma anche alle procure calabresi – della “mafia dei boschi”, la quale agisce in modo organizzato e strategico a colpi di incendi dolosi.In Calabria lo spegnimento degli incendi boschivi è assegnato, da una legge regionale, al personale di Calabria Verde (ex operai forestali), che ha dimostrato in molte occasioni di essere non adeguato – per consistenza e grado di specializzazione dell’organico – a fronteggiare gli incendi di vaste proporzioni che affliggono un territorio orograficamente complesso come quello calabrese, in cui la raggiungibilità di molte aree appare molto difficoltosa con i mezzi di terra.Considerate le difficoltà di Calabria Verde, così come avviene in molte regioni di Italia, è necessario potenziare con fondi adeguati i sistemi locali per la lotta agli incendi boschivi, come le associazioni di volontariato comunali e territoriali di protezione civile che, essendo ramificati e vicini ai territori, avranno il vantaggio di intervenire tempestivamente sugli incendi al loro insorgere, e di provvedere efficacemente al loro spegnimento.Per ottenere questo risultato si deve ripartire da un progetto che avevo avviato ai tempi in cui dirigevo la protezione civile ma che poi non è stato mai completato: mediante l’utilizzo dei fondi europei, fornire a tutti i 404 comuni della Calabria mezzi fuoristrada (tipo pick-up) dotati di modulo per lo spegnimento degli incendi. I mezzi dovranno anche essere dotati di altri moduli intercambiabili utilissimi per la gestione di altri tipi di emergenze, come le pompe idrovore per eliminare l’acqua in caso di alluvioni, o come lo spargisale in caso di nevicate, o le torri-faro in caso di vari tipi di emergenze.La lotta agli incendi boschivi dovrà essere contrastata anche controllando le attività dei comuni che dovranno aggiornare obbligatoriamente il catasto degli incendi nel loro territori di competenza, atteso che la stragrande maggioranza dei comuni calabresi non provvedono a questo importante adempimento.La legge n.353/2000 obbliga i sindaci di compilare e trasmettere, entro il mese di ottobre di ogni anno, alla Regione ed al Ministero dell’ambiente una planimetria del territorio comunale percorso dal fuoco sulle quali devono essere applicati dei vincoli come il divieto di realizzare edifici, infrastrutture per dieci anni, il divieto di concessioni di finanziamenti pubblici per attività di rimboschimento e ingegneria ambientale, per cinque anni e il divieto di esercitare il pascolo e la caccia per dieci anni. Questi divieti rappresentano un ottimo deterrente nella prevenzione degli incendi boschivi ma, il quasi totale disprezzo dei sindaci di questa legge, non ha consentito di applicare questo importante strumento di contrasto.Inoltre è necessario operare una profonda riorganizzazione strutturale dell’azienda Calabria Verde, che coinvolga sia l’organizzazione dirigenziale che la distribuzione sul territorio e la specializzazione delle maestranze. Il personale di Calabria Verde dovrà essere professionalizzato, addestrato e, così, adeguatamente incentivato – per essere reso funzionale al presidio, alla manutenzione ed alla salvaguardia del territorio, dando anche finalmente dignità e responsabilità professionali, più consone al loro grado di specializzazione, ai Sorveglianti Idraulici. Tali attività dovranno essere garantite, non come è avvenuto fino ad ora con azioni improvvisate, non coordinate e caotiche, ma in sinergia e sotto la stretta direzione e controllo dei dipartimenti e unità competenti della Regione Calabria, come la Protezione Civile regionale e come il Dipartimento Lavori Pubblici e Forestazione.Infine un ulteriore effetto devastante degli incendi, è che questi denudano le nostre montagne e colline dalla copertura vegetale fondamentale nella prevenzione del dissesto idrogeologico. Pertanto dopo quest’estate di fuoco, nelle aree percorse dagli incendi, con le prime piogge autunnali, ci dobbiamo aspettare frane e alluvioni, perché l’acqua piovana non troverà più la protezione della vegetazione ma soltanto un suolo nudo e indifeso che quindi diventerà preda dell’erosione e dei dissesti.E’ fin troppo evidente che il problema degli incendi boschivi è di totale competenza della Regione Calabria che con l’arrembante e improvvisata gestione del presidente Spirlì sta dimostrando tutta la sua incompetenza e inadeguatezza, così come già accaduto in altri settori strategici come la Sanità, la gestione dei rifiuti, il rischio idrogeologico e le politiche del lavoro. E mentre Spirlì & Company sono chiusi nelle stanze a gestire le nomine degli amici degli amici, Amalia Bruni è tra la gente dell’Aspromonte e di Acri a dare solidarietà e chiedere stato di emergenza.da: Stampa Amalia Bruni – mer 11 ago 2021
Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:
https://screpmagazine.com/giulia-trio-da-blogger-a-scrittrice/