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Tutti a scuola?

Uno scatto istantaneo dell’Italia mostra il Bel Paese colorato di rosso, arancione e giallo.
Ma, ahimè, non esiste neppure un’isola verde!
L’allarme pandemia è altissimo con circa 30000 contagi e 800 morti al giorno, con un sistema sanitario al collasso, con medici e infermieri che continuano a contagiarsi, con la speranza che un vaccino, miracolosamente, possa arrivare a gennaio.
Ma com’è possibile che in tutta questa drammatica situazione si debba discutere se sia necessario che le scuole riaprano in presenza?
Qualcuno mi spieghi dove sta la necessità.
Fermo restando che nessuno vuole togliere alla scuola il suo ruolo fondamentale nella crescita, educazione e formazione di un individuo, in questo preciso momento storico si devono fare delle scelte obbligate che abbiano come obiettivo la tutela della salute.
Poi viene tutto il resto.
La didattica a distanza si rivela il solo strumento in grado di sostenere gli studenti.
E credo che l’esperimento sia discretamente riuscito.
Certo, non è la didattica in presenza perché manca la vita scolastica e tutto ciò che vi ruota attorno.
Si sente la mancanza della campanella che suona, del collaboratore che bussa alla porta con la solita circolare, della condivisione e del confronto con i compagni di classe e con i docenti, della pausa ricreativa quando ci si incontrava per scambiare due chiacchiere nei corridoi.
È naturale che non sia affatto facile per i ragazzi e anche per gli insegnanti.
Ma… a mali estremi, estremi rimedi. Non esiste alternativa.
È opportuno spendere anche qualche parola di elogio per la classe docente perché anche gli insegnanti devono pianificare un lavoro che si rivela pesante così come lo stare davanti ad uno schermo con collegamenti internet che subiscono, spesso e volentieri, brusche interruzioni.
Per molte discipline le cose si complicano maggiormente perché la dad dimostra tutti suoi limiti.
Intanto in questo periodo i ragazzi si sono impegnati per portare avanti i loro programmi scolastici dimostrando impegno e senso di responsabilità, con il supporto e la guida degli insegnanti.
Un plauso va rivolto anche a quei Presidi che hanno fatto i salti mortali per mettere in sicurezza le scuole durante il periodo estivo.
Mi sembra logico si debba riportare la scuola in presenza quando si potranno concretare le condizioni ideali, quando il rischio contagio è ridotto al lumicino, quando si saranno sistemati i trasporti pubblici, quando non ci sarà più carenza di docenti, collaboratori e personale ATA, quando saranno disponibili i tamponi rapidi per i ragazzi…
Solo partendo da queste condizioni si potrà ipotizzare un ritorno alla didattica in presenza valutando l’ipotesi di una diversa organizzazione della giornata scolastica che consideri prioritarie sempre le esigenze dei docenti e dei ragazzi i quali devono essere messi nelle condizioni di lavorare con serenità.
Si deve ripartire con la scuola in presenza seguendo tre linee-guida: sicurezza, salute e benessere psicologico.
Piera Messinese

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