Il mio “a tu per tu con…” di oggi è con la scrittrice Maria Tedeschi, docente di Lingua e cultura inglese presso il Liceo Classico Plinio Seniore di Castellammare di Stabia, da diversi anni referente dell’istituto per l’internazionalizzazione e mobilità internazionale degli studenti e curatrice delle pubbliche relazioni in lingua inglese dell’istituto con i paesi orientali e con gli enti diplomatici.
Maria vive a S. Antonio Abate con il marito Aldo e i due figli Domenico e Maria Grazia.
Fiore – Con quale romanzo hai esordito?
Tedeschi – Con ”Non chiudere quella porta” che ha ottenuto notevoli consensi e diversi riconoscimenti tra cui la menzione d’onore alla seconda edizione del concorso “Amore sui generis”.
Fiore – Il tuo secondo romanzo?
Tedeschi – “La Maiastra e le vite invisibili” che ha vinto l’edizione 2021 del premio internazionale “Letteratura” dell’Istituto Italiano di cultura di Napoli ed è stato ospitato nei maggiori saloni nazionali e internazionali. Tra l’altro è stato anche selezionato da Casa Sanremo partecipando di conseguenza alla fantastica vetrina di Sanremo writers 2023 e ricevendo la menzione speciale dalla giuria tecnica di scrittori e giornalisti.
Fiore – La tua terza opera?
Tedeschi – “La trilogia delle rose”…
Fiore – … che rappresenta, se ho intuito bene, un pezzo unico nel genere dei racconti anche per la sua originalità e vivacità espressiva.
Tedeschi – Sì, hai intuito bene! Anche perché, come avrai potuto evincere dalla lettura del romanzo, il tema degli “oggetti parlanti”, tipico degli albori della letteratura latina, è recuperato in una forma inedita, come nel caso della caffettiera di Donna Rosa che, raccontando la sua storia, la intreccia con la vita esteriore ed interiore della donna e acquisisce una dimensione di forte caratura umana trasformandosi a poco a poco da semplice oggetto parlante e narrante in essere dotato di notevole sensibilità, di forti emozioni, di ricordi ed umori.
Fiore – La tua ultima nata?
Tedeschi – “Il Donatore di Sangue” che ho dedicato ai donatori di sangue e di organi e ai costruttori di gentilezza.
Fiore – Ma non è tutto…
Tedeschi – Sì, mi sono dedicata anche è allo storytelling realizzando con i miei discenti diversi cortometraggi, anche in lingua inglese…
Fiore – … che hanno ottenuto premi prestigiosi nelle competizioni nazionali.
Tedeschi – Accidenti, non posso nasconderti nulla…
Fiore – E visto che ci siamo, diciamo ai nostri tre lettori che i cortometraggi premiati sono stati quelli che hanno partecipato al Cinecibo Edizione 2011 con colonna sonora di Eugenio Bennato, al Cinefrutta Edizione 2012 con colonna sonora a cura della band inglese Gold Skies Ahead, al Concorso Nazionale L’Archivio Nazionale dei Monumenti Adottati dalle scuole italiane “Villa S.Marco, l’adottiamo noi!” con colonna sonora autoprodotta in collaborazione con il rapper Dominas e al Concorso Nazionale L’Archivio Nazionale dei Monumenti Adottati dalle scuole italiane –per il video “Via Coppola e i suoi segreti” colonna sonora a cura del rapper Nto.
Tedeschi – Amo i miei studenti, mi piace tirare fuori da loro quello che hanno di più bello e creativo. Abbiamo sempre lavorato bene insieme nel rispetto dei ruoli ma accomunati dalla stessa passione, voglia di fare, instancabilità e… i risultati ci hanno dato ragione!
Fiore – Torniamo alla scrittura… quando ha preso il via la tua passione per lo scrivere?
Tedeschi – Proprio come per Jonathan Swift e Daniel Defoe, intorno all’ età di cinquant’anni, anche se devo dire che sono stata da sempre una fervida lettrice. È stato un incontro casuale tra tastiera e cuore, una specie di colpo di fulmine che non ha voluto sentire ragioni e ha scavato dentro di me fino all’osso, cercando rabbia, nostalgia, amore, ribellione. Un vissuto ricco di esperienze che avevo dimenticato ma non rimosso, che ha dato forma a personaggi mai esistiti nella realtà ma vivi nella mia mente. Li ho visti, uno per uno, non ho avuto nessun problema a identificarli e mi sono divertita a farli uscire e a dargli vita.
Fiore – Sensazioni ed emozioni nello stringere tra le mani il tuo primo libro ancora fresco di stampa…
Tedeschi – Dico sempre che ogni libro è come un figlio, si ama fin dal primo vagito!
Fiore – In sintesi “La măiastra e le vite invisibili” per i lettori di ScrepMagazine…
Tedeschi – La Măiastra è una scultura di Brancusi che rappresenta un uccello stilizzato, lucente, scolpito proprio nell’atto di spiccare il volo per riprendersi la sua libertà. E io sono partita da qui, dal desiderio di abbandonare la mia comfort zone, la mia prigionia forzata durante il lockdown e spiccare il volo seppur in maniera immaginaria, attraverso le parole. I personaggi che descrivo sono degli invisibili: Nevio è un anziano paraplegico, ex violinista di successo, ora vedovo e privo di affetti, Luba una bambina rumena sola con una madre che sembra non essere sua madre, ma solo una sorella maggiore, Arturo un adolescente autistico vittima dell’abbandono del padre. Lo stesso vale per Carmela, Dante, Svitlana anche se in maniera diversa… Questi personaggi in qualche modo uniranno le loro solitudini e diventeranno forza comune che li spingerà a vivere, a migliorarsi ad aiutarsi a vicenda, e a crescere fino a dare un senso concreto alla loro esistenza.
Fiore – Penso che ciò che rende meraviglioso e avvincente questo tuo romanzo sia l’originalità e la grande interiorità dei protagonisti in netta contrapposizione con il muro della banalità di tanti settori della società attuale. Mi sbaglio?
Tedeschi – No, non ti sbagli. La Măiastra nasce dal mio forte desiderio inconscio di oppormi alla patologica tirannia della visibilità quando diventa fine a se stessa, si trasforma in una tossicodipendenza capace di annientare quel senso di umanità che ci rende belli perché “umani e imperfetti” e invece spinge all’egoismo e alla autoreferenzialità.
Fiore – In conclusione, cara Maria, posso affermare che il romanzo “La măiastra e le vite invisibili” è una storia profondamente umana e di grande sensibilità in cui albergano il meglio e il peggio dell’essere umano con uno slancio emotivo di non poco conto, se è vero come è vero, che non ho potuto fare a meno, dopo averlo letto, di farmi solcare il viso da qualche lacrima.
Tedeschi – Sei una persona sensibile e credo sia un meraviglioso slancio emotivo davanti al destino bizzarro e capriccioso che dà e poi toglie, incurante dei sentimenti.
Fiore – E ora parlami de “Il donatore di sangue”, il tuo ultimo romanzo…
Tedeschi – Tutto è iniziato da una visita al Complesso Monumentale di Santa Maria la Nova di Napoli che ha generato in me un turbinio di emozioni sovrapposte: un luogo spirituale di estrema bellezza e nello stesso tempo di mistero e magia.
Ho cercato di dare un nome a queste sensazioni e così è nato il protagonista del mio romanzo: Mirko Balsa.
Un giovane emofobico, affetto da una malattia rara che lo costringe a una immensa solitudine impedendogli di vivere alla luce del sole. Per una sorta di legge di contrappasso, per una maledizione che crede gli derivi dalla sua discendenza, è costretto a vivere, suo malgrado, di trasfusioni di donatori sconosciuti. Attraverso Mirko ho voluto evidenziare il grande valore delle donazioni di sangue, atti estremamente generosi che generano vita, ma anche della solitudine di chi è affetto da una malattia rara che non può contare neppure sulla condivisione del dolore con i «fratelli nel dolore».
Mirko dovrà imparare ad accettare questa sua “rarità” che lo rende unico e speciale e a convivere con essa nel miglior modo possibile, affinché non vinca il dolore, l’oscurità, la morte, ma lei : “la vita”.
Fiore – So che Saint Exupery è il tuo scrittore preferito! Perché?
Tedeschi – … perché è lo scrittore del primo libro che ho letto: “Il Piccolo Principe”. Mi fu regalato dal nonno al mio undicesimo compleanno. Grazie a questo autore è nata la mia passione per la lettura e soprattutto a saper guardare il mondo da diverse prospettive. Ho continuato ad apprezzarlo con il passare degli anni e poi a rileggerlo anche in lingua francese trovando sempre nuovi significati, sorprendendomi sempre per la sua attualità, grande bellezza e nello stesso tempo semplicità! Vorrei tantissimo che i miei libri potessero generare le sensazioni che provo quando leggo questo libro.
Fiore – Hai altre passioni oltre la scrittura?
Tedeschi – Vivo di passioni ed è per questo che amo la vita. Adoro la lettura: sono sempre stata una lettrice appassionata fin da quando ho iniziato a sillabare. Mi è sempre piaciuto spaziare tra più disparati generi letterari e nella letteratura dei vari paesi del mondo. Adoro le lingue straniere, la musica rock, viaggiare, conoscere nuove culture e anche tanto il mio lavoro che mi permette di stare in continuo contatto con le giovani generazioni e quindi con il futuro.
Fiore – I tuoi progetti letterari per il futuro?
Tedeschi – Sto scrivendo qualcosa di completamente diverso rispetto a miei lavori precedenti. Mi piace sperimentare, mettermi in gioco, trovare nuove strade e nuovi modi di espressioni. Non ho mai avuto paura di rischiare o di mettermi in gioco quando credo davvero in qualcosa. Posso dire con molta sincerità che ho imparato anche dai fallimenti. Li ho sempre trasformati in punti di forza: mi hanno resa più resiliente e ricettiva. Non mi è mai piaciuto percorrere sentieri tracciati, comodi, di facciata. Sono sempre stata uno spirito libero che ama la scoperta, tutto ciò che è nuovo e che mi dà stimoli. Mi piace essere una” growth mindset”.
Fiore – Mi piace concludere questa conversazione, gentile Maria, con un forte ringraziamento per il messaggio che proviene dai tuoi romanzi, il messaggio di non abbandonare l’imperativo categorico della solidarietà e della inclusione, di non chiudersi nel proprio privato perché intorno a ognuno di noi ci sono persone che attendono solo di essere viste, diventare “visibili” ed ottenere il proprio habitat in questo nostro viaggio terreno.
Tedeschi – Tutti dovremmo allenare gli occhi del cuore durante nostro” viaggio terreno”. Ognuno, durante ogni tappa della sua vita, ha il diritto di essere riconosciuto, amato, e a sua volta ricambiare come in una sorta di catena. Ognuno, infatti, può essere portatore di felicità e bellezza, qualsiasi sia la sua età e condizione e sicuramente lo stato di sofferenza avvicina, fa empatizzare, rende più sensibili, fa crescere, maturare e diventare migliore. Concludevo il mio primo romanzo “Non chiudere quella porta” definendo l’amore (inteso in tutte le sue forme) come il motore della speranza: un motore che probabilmente può traghettarci verso mete impreviste, ma se è sincero, comunque vadano le cose, ci renderà felici.
Fiore – Grazie e buon futuro…
Tedeschi – Grazie a te per il tempo che mi hai dedicato e per avermi fatto conoscere al tuo pubblico.
“a tu per tu con…” Maria Tedeschi e i suoi romanzi
a cura di Vincenzo Fiore
Clicca il link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:
“a tu per tu con…” Enrico Borghi e la sua scelta di lasciare il PD