Sono uno scarabocchio…di Pino Vitaliano

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Dove vai, sempre di corsa?
Mi chiese, il punto di domanda, una mattina di primavera, mentre passeggiavo fra le pagine del mio libro.
A zonzo, gli risposi senza fermarmi.
D’altronde, avrei dovuto aspettarmelo di incontrarlo, quello sgorbietto, camminando tra quelle pagine piene di parole.
Lui, è sempre lì, nascosto, appostato dietro una parola qualunque.
E, quando meno te lo aspetti, ti sbuca improvvisamente davanti e ti chiede qualcosa, e tu sei costretto a dargli una risposta, altrimenti non te ne libereresti più.
Che fai? Da dove vieni? Dove vai? Cosa mi racconti?
Domande, dietro domande, dietro domande.
E tutte incalzanti, che quasi mi viene voglia di prenderlo a calci, a quell’esserino ritorto e impertinente.
Ma, perché mi chiedi sempre? – gli chiedo, stizzito – non potresti lasciarmi in pace e farmi andare per i fatti miei?
Lo vedo fermarsi, irrigidirsi, alzare gli occhi al cielo, grattarsi il mento.
Poi, fissandomi dritto negli occhi, con aria seria e decisa, mi dice, con tono sarcastico: intanto, anche tu, mi stai facendo tante domande.
Senza le mie e le tue domande, avrebbe senso il tuo cammino fra le pagine di questo libro?
Non viene da chiederti, per esempio, cosa significhi una parola? Perché tu l’abbia scritta? Perché abbia scritto quella e non un’altra parola? Che cosa volessi veramente comunicare?
Se non ti chiedi nulla, il tuo passeggiare sarà solo un sano vagabondare e basta.
Non avrai imparato nulla, senza le mie domande.
Con le mie domande, potresti imparare tanto da te stesso. O no?
E se ne andò, saltellando, felice e contento di avermi impartito una lezione di vita.
Infatti, il punto di domanda mi fece riflettere, e cominciai a chiedermi tante cose sulla mia esistenza, sui miei rapporti con gli altri e con il mondo.
Soprattutto, cominciai a chiedermi tante cose sull’amore.
Fu allora, che divenni triste e rinunciai definitivamente a passeggiare tra le pagine del mio libro.
Prima di allora, me ne andavo spensierato tra parole, punti e virgole, maiuscole e minuscole, vocali e consonanti, ed ero felice, e non pensavo a niente, se non a camminare per il puro gusto di camminare.
Mi resi conto, che quella non era la felicità, ma soltanto la spensieratezza per la mancanza di consapevolezza.
Ed ero simile a qualsiasi animaletto del bosco: alla lepre, al riccio, alla talpa, alla volpe, al merlo, alla farfalla, che vivono senza sapere di vivere.
Cominciai a pormi domande, e fu la mia fine, la fine della mia serenità, la fine delle mie parole, la fine del mio libro.
Tutta colpa di quel maledetto scarabocchio che si chiama punto interrogativo.
E, inutile dirvelo, la fine del mio libro, fu anche la mia fine, la morte del mio cammino.
L’unica speranza, è che qualcuno trovi presto questo libro e lo apra, e che cominci a leggerlo.
Leggendolo, io tornerei in vita. Ma dovrebbe amarlo proprio tanto, questo mio libro, per farmi tornare a vivere.

Pino Vitaliano

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1 COMMENT

  1. Il ghirigoro, ora, è sciolto; nessun nodo gordiano.
    L’interrogativo ti perseguiterà sempre, piccolo erede d’Adamo: in amore e, soprattutto, nei suoi surrogati, spesso amari e – per questo – indelebili e difficili da rimuovere.
    Ah, perdinci, ma siam proprio così impastati???

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