Il racconto che sto per narrare è ambientato in un’epoca passata, nel quasi immediato dopoguerra, e ripercorre tutte le tappe, dagli anni 50 ad oggi, con l’evolversi degli usi, i costumi e la mentalità di quel periodo ai giorni nostri.
Siamo in una piccola borgata di Napoli, la famiglia Coppola, in quel periodo, andava avanti a stento.
Figli di contadini, Gennaro e Speranza, si erano sposati cercando di dare una svolta alla loro vita.
Il marito era l’unico che lavorava, mentre la moglie si occupava della casa e delle figlie
Carmela e Giulia, nate a distanza di un anno.
La loro mamma le accudiva con tanto amore ed occupava gran parte del suo tempo in loro compagnia.
Gennaro era un uomo di bell’aspetto, il suo grande desiderio di avere un figlio maschio, lo portava, spesso, ad ingravidare la moglie.
Purtroppo, in quell’epoca, il giudizio della donna non era preso in considerazione, e ogni qualvolta Speranza scopriva di essere incinta, all’insaputa del marito, si rivolgeva alla cognata ostetrica, per abortire.
Ma dopo due anni, in casa Coppola, ecco arrivare un’altra bambina che chiamarono Sofia.
L’arrivo di questa magnifica bimba, portò tanta gioia e allegria, in quella famiglia e, da quel momento, tutte le attenzioni furono rivolte a lei.
La piccola Sofia era una bimba molto vivace e simpatica, riusciva a conquistare l’attenzione di tutti. Giulia e Carmela, invece, erano bambine più pacate e riservate, motivo per cui, si sentirono trascurate…
Trascorsero alcuni anni, erano diventate tre fanciulle deliziose, con caratteri e aspirazioni diverse…
La primogenita aveva compiuto undici anni e stava frequentando la prima media. Era una ragazzina molto saggia, rispettosa e soprattutto studiosa. Amava leggere e non mancava di andare a Messa tutte le domeniche.
Giulia era una bambina gracilina, sin da piccola aveva sofferto di anemia, per cui aveva dovuto fare delle cure che, con il tempo, l’avevano fatta ingrassare. La sua crescita era lenta, e mentre le altre sorelle allungavano, lei rimaneva di piccola statura.
I parenti, per darle coraggio, le dicevano che quella grassezza, con il tempo, si sarebbe trasformata in altezza.
Ma lei era ancora un’adolescente, e non si curava molto del suo aspetto fisico, motivo per cui, quando ne aveva voglia, mangiava e, spesso, quando a pranzo e a cena si riunivano a tavola, si nascondeva fra le gambe il pane, per paura di rimanerne senza…
C O N T I N U A…
Grazia Bologna
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