SIDDHARTA di HERMANN HESSE, edito ADELPHI
Siddartha di Hermann Hesse (premio Nobel 1946) rappresenta un piccolo scrigno del grande universo dell’autore, che predilige personaggi dai caratteri inquieti alla ricerca della verità assoluta del mondo, un perdersi per ritrovarsi, in un percorso costellato di ciò che la regia della vita stessa può offrire, così come il protagonista Siddartha attraversa le circostanze esteriori di una realtà contemporanea e tangibile al protagonista che farà suoi, i testi sacri dell’India , imponendosi rinunce, mortificazioni, digiuni, silenzi isolamento e anche l’opposto di tutto ciò, alla ricerca di una risposta che scoprirà coincidere con il sé.
IL VELO DI MAYA
Parallelamente alla ricerca e il raggiungimento del Nirvana, il filo conduttore del racconto è il carpire ciò che si cela nella realtà delle cose, un po’ l’essenza del Velo di Maya che si ritrova nella cultura induista, il velo nasconde la verità agli uomini. Tutti i santi, profeti e guru dopo aver avuto accesso a un nuovo stato di coscienza (il regno), descrivono il nostro mondo come un luogo perfetto ricco di beatitudine e ricco dell’amore Superiore. Il viaggio di Siddharta si identifica in modo eccellente a questa sintesi, evidenziando quella caratteristica dell’uomo che vede il mondo attraverso i propri occhi, riflettendone l’immagine e idea che più gli aggrada. Vivere una rappresentazione ingannevole della realtà, in un’illusione che deve essere palesata attraverso un percorso di annullamento totale, in cui si dissolve l’io e si nega il mondo per raggiungere uno stato interiore di pace, grazie all’azzeramento del tutto a beneficio del raggiungimento del Nirvana stesso, che non rappresenta un luogo fisico bensì uno stato di coscienza a partire dal quale è possibile cogliere la realtà in tutto il suo autentico splendore. Perché allora si vede una prospettiva falsata che si indirizza in una visione ricca di ingiustizie e difficoltà? In parte perché si delega agli eventi esterni il nostro benessere, schiavi delle circostanze, mentre la nostra felicità risiede nel nostro stato interiore.
IL FLUIRE STATICO
Come il fluire dell’acqua trasparente e cristallina, il fiume ci riflette la sua natura segreta, imponendoci il dover carpire l’emblema dell’acqua stessa in un continuo movimento statico, solo in apparenza, perché nel suo movimento l’acqua fluisce e non è più quella che noi fissiamo nello stesso istante in un lungo arco di tempo o, forse il tempo non esiste perché il fiume è ovunque nel suo percorso in ogni istante. Questo rappresenta metaforicamente il cammino di Siddartha: “Nulla fu, nulla sarà: tutto è, tutto ha realtà e presenza”. Sostanzialmente il vero viaggio consiste nella ricerca della felicità come benessere incondizionato: questo il movente principe delle nostre scelte. L’unica costante nell’universo è il cambiamento: forza motrice dell’essenza di vita ed è proprio qui il primo elemento da superare: la paura al cambiamento. Scardinare gli schemi mentali che bloccano la natura stessa dell’essere umano che è in continua metamorfosi può risultare insormontabile, perché si crea uno stato di morte apparente dove tutto scorre senza rischi, ma il fluire statico è un inganno, proprio perché non è statico.
VIAGGIO INTERIORE
Quando si parla del sé si includono personalità e individualità come aspetti complementari. La personalità è la parte dell’uomo che si è formata attraverso l’educazione, la cultura, le tradizioni del paese natale: ovvero tutto ciò che si apprende dall’esterno. L’individualità è la parte originaria, il bagaglio con il quale si nasce, l’essenza dei talenti individuali. La conoscenza di sé stessi e delle proprie doti è assolutamente prioritaria rispetto a qualsiasi scelta. L’uomo non può divenire quello che deve essere senza sforzo, ma deve impegnarsi per raggiungere il bene più prezioso: sé stesso. Si diventa esploratori in un cammino sconosciuto, in zone mai esplorate in una evoluzione personale che consente di svelare la verità di conquistare il sé. Come narra un’antica leggenda Indù gli Dei, valutato l’abuso fatto dagli umani della loro divinità, decisero di sottrarla loro e nasconderla. Dopo varie valutazioni Brahma disse:” Ecco cosa faremo con la divinità dell’uomo: la nasconderemo profondamente in lui stesso perché non penserà mai di cercarla lì”. In sintonia con il messaggio del viaggio del romanzo di Hermann Hesse e del protagonista Siddharta: L’UOMO È ALLA CONTINUA RICERCA DI UN QUALCOSA CHE È GIÀ DENTRO DI SÉ.
Simona Trunzo