“Pet Sematary” dal re dell’horror Stephen King

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di Kevin Kolsch e Dennis Widmyer con Jason Clarke, Jeté Laurence, Amy Seimetz.

La morte è un mistero e la sepoltura un segreto”

… così profetizza il Re dell’horror Stephen King nel suo romanzo cult del 1983, Pet Sematary.

Un melting-pot di misticismo e leggenda, tra  storie di fantasmi e drammi psicologici, che l’autore inizialmente temporeggiava a pubblicare  per il suo essere una sorta di “spirale che si addentra nell’oscurità”, senza  speranza o salvezza finale.

Già il nome del romanzo non è un caso: non è  scritto in modo errato ma è voluto: il “sematary”al posto di cemetary, è un piccolo errore che fanno i bambini e che avrebbe dovuto portare immediatamente il lettore nella realtà di un piccolo cimitero di animali  istituito da bambini stessi  che entrano per la prima volta in contatto con la morte.

King affermò di essersi ispirato per il romanzo alla reale esistenza di un cimitero indiano per animali vicino casa sua, ad alcune leggende dei pellerossa e soprattutto al romanzo di William Jacobs “La zampa di scimmia”.

La storia riguarda il dottor Louis Creed e la sua famiglia, che si trasferiscono in una piccola cittadina del Maine. Qui, a causa di eventi sovrannaturali, entrano in contatto con la mitologia dei Micmac, in particolare con il cimitero abbandonato da questi indigeni, avente la straordinaria forza di riportare in vita coloro che hanno lasciato questa esistenza.

Il film di Kolsch e Wildmeyer in streaming su Netflix parte dal romanzo di King e  si richiama all’originale versione cinematografica del 1989, versione che ebbe un grande successo e che portò all’uscita anche di un seguito nel 1992 (meno entusiasmante).

La famiglia è analoga: padre, madre, una bambina, un bambino e il nonno; l’evento cruciale è ancora la morte dell’amato gatto di casa e la sua sepoltura nel mistico Cimitero indigeno degli animali, ma si evolverà, senza nulla anticipare, in modo diverso rispetto sia  al romanzo originale che alla prima versione per il Cinema.

Possiamo solo anticipare che l’attenzione sarà maggiormente concentrata sul personaggio della figlia Ellie, a detta dei registi molto più matura e dallo spessore caratteriale più definito rispetto al fratellino Gage e quindi più idonea a rappresentare alcune dinamiche della storia.

L’atmosfera è cupa e misteriosa, lo scenario ombroso è quello di boschi circondati da maestosi alberi e le riprese si sono svolte soprattutto nei luoghi rurali del Québec.

Ad impersonare il celebre  Church si sono avvicendati ben 4 gatti di razza Maine Coon (il procione del Maine) tutti gatti randagi affidati alle amorevoli cure della troupe e degli addestratori,  truccati adeguatamente per rendere l’effetto “morte” del personaggio.

Stephen King, che aveva curato la sceneggiatura per la versione del 1989, si è dimostrato convinto soprattutto della scelta dell’attore principale (Jason Clarke), ma aveva proposto un finale diverso, non accolto però dai due registi.

Grandi appassionati di King e dei suoi romanzi, Kolsch e Widmeyer affermano come “la grandezza dell’autore  sta nel saper oscillare tra il dramma reale e l’horror soprannaturale” , così da inquietare  profondamente immergendoti in una dimensione psicologica a metà tra il sogno e la realtà. Questa è poi la caratteristica fondamentale della scrittura del genio King, una scrittura che analizza, che scava, che trasmette una paura agghiacciante, che tormenta fin dalle prime pagine dei suoi romanzi, di cui Pet Sematary è un illustre esempio.

Sandra Orlando

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