La pagina personale di uno dei più noti social network, ovvero facebook, prende il nome di “Diario”.
Mio caro facebook, ma cosa ne sai tu di cosa sia un diario?
Chiunque abbia trascorso dagli otto ai tredici anni della propria esistenza tra i banchi di scuola sa perfettamente cosa si intenda col termine “diario”.
Il diario era il più pesante “fardello” che lo zaino avesse potuto recare al suo interno.
Avrebbe originariamente dovuto assolvere tutte le funzioni tipiche di un bloc notes ,che prevedevano la trascrizione delle consegne di ciascun docente a seconda della materia di insegnamento.
E invece, appuntare i compiti per casa era l’ultimo degli obiettivi che un discente si prefissava relativamente a ciò che desiderava che il suo diario contenesse .
Il suddetto diario faceva ingresso in classe,all’inizio dell’anno scolastico, esibendo una “linea” impeccabile.
Aveva tutta l’aria di un libricino modesto e snello che pareva non avesse la minima idea di ciò che gli sarebbe accaduto da lì ai successivi nove mesi.
Non avrebbe mai immaginato che sarebbe diventato ,col tempo, un vero e proprio “contenitore di un mondo interiore”.
Il diario sapeva molto più di noi di quanto non ne sapessimo noi stessi.
Era la rappresentazione tangibile del memoriale di tutti i nostri giorni, custodiva i racconti degli eventi che furono e di quelli in fieri.
Lievitava, era colmo di adesivi, biglietti, graffette.
Brulicava di pensieri emozioni,frivolezze, dolori,testimonianze di attimi felici.
Tra le pagine di un diario si adagiavano milioni di sogni,si celavano piccole ferite destinate inevitabilmente alla cicatrizzazione,era possibile trovarci le più belle frasi delle canzoni migliori,dedicate a chissà chi, indirizzate chissà dove.
I nostri” post” erano rigorosamente scritti a penna sulla pagina bianca e le “pubblicazioni ” degli amici erano rappresentate dalle loro frasi d’affetto, che riempivano ancora altre pagine vuote.
Il diario finiva per apparire come un ingombrante tomo di medicina e possederne uno vistoso e stracolmo era motivo di orgoglio immenso.
Non ci sentivamo mai soli, mai!Beata adolescenza, sei volata via d’un soffio e hai lentamente trascinato al seguito , nel tuo viaggio senza ritorno, il ricordo di quegli anni in cui non si è nè uomini nè bambini, bensì giovani sognatori.
Caro facebook, ecco cos’era un diario.
Ecco cos’è!!!
Maria Cristina Adragna