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” Mi Svelo” il libro di Siria Scarfò

Da alcune settimane sui social e sui giornali si parla di un libro che verrà presentato il 15 marzo dall’autrice nei locali del Chiostro Caffè Letterario, sito in Piazzetta San Domenico a Lamezia Terme.

Ho voluto incontrare l’autrice per farle una breve un’intervista perché è un libro che farà molto discutere visti gli argomenti che tratta: “Ciao Siria grazie per essere venuta e per il tempo che mi dedicherai. Iniziamo?”…

1. Qual è stata la tua esperienza all’interno della comunità religiosa e come ha influenzato la tua identità?

È stata un’esperienza profonda e complessa. Ho imparato la disciplina e un forte senso di appartenenza, ma il mio percorso è stato molto diverso da quello di tante altre ragazze che intraprendono questa strada. Venivo da cinque anni di abusi sessuali e parlare di identità, nel mio caso, è quasi un eufemismo: all’inizio della mia esperienza conventuale, sotto il controllo di due suore, l’avevo completamente persa—ammesso che avessi mai avuto il diritto di averne una. Il carnefice mi aveva resa invisibile, e questo probabilmente ha reso più semplice per loro – le due suore – soggiogarmi.
La mia vera esperienza conventuale è iniziata in Messico, una terra a cui sono ancora profondamente legata. Ma anche lì ho lasciato un pezzo di me. Parlare di identità durante quegli anni è davvero arduo, perché il mio percorso è stato segnato più dalla ricerca di me stessa che da una consapevolezza di chi fossi davvero.

2. In che modo hai trovato la forza per affrontare il tuo passato e guarire dalle esperienze traumatiche?

Credo che il supporto psicologico sia stato essenziale. Ciò che ho vissuto ha intaccato ogni parte di me. La violazione non è stata solo fisica, ma anche spirituale e mentale. É stata totale.
Accanto a questo supporto, c’è sempre stato un senso religioso che non ho mai cercato, perché mi è sempre appartenuto. Non è stata una fede imposta, ma qualcosa di radicato dentro di me, un filo sottile che mi ha tenuta in piedi anche quando tutto sembrava crollare.
Ma  credo anche che da queste esperienze non si guarisca mai del tutto. Il passato trova sempre il modo di tornare. Può essere un volto che somiglia ai miei carnefici, un odore, un suono, una situazione che riporta indietro il tempo senza chiedere permesso. È  una sensazione viscerale, inspiegabile a chi non l’ha vissuta. Un eco lontano che ancora vibra.

3. Come hai vissuto il tuo orientamento sessuale in un contesto che spesso non lo accetta?

Bisognerebbe leggere il libro. La mia omosessualità ha avuto inizi tragici. Non c’è stato desiderio. Le mie prime esperienze sono state proprio con due suore, e non per scelta. Non c’era amore, né scoperta, solo confusione e dolore. E poi il senso di colpa, opprimente. Per anni ho portato addosso questa ferita, incapace di capire se ciò che provavo fosse davvero mio o solo il riflesso di chi aveva deciso per me. Oggi, però, guardo indietro con più lucidità. Riconosco la mia omosessualità non come il risultato di ciò che ho vissuto nel convento, ma come qualcosa che è sempre stata parte di me.

4. Ci sono state persone di supporto che ti hanno aiutato nel tuo percorso?

Per molti anni, forse troppi, ho vissuto tutto nel silenzio più totale. Un silenzio interiore che non era pace, ma prigione. Dentro di me rivivevo momenti angoscianti e opprimenti, intrappolata in un’eco continua di parole che mi avevano inculcato: che ero stupida, incapace, sbagliata. Non ho avuto nessuno accanto. Attorno a me c’era solo un velo sottile ma soffocante di omertà, e ancora oggi rabbrividisco al pensarci. Crescere da sola non è solo una frase fatta: io sono davvero cresciuta da sola.
Chi ho sentito davvero vicino, purtroppo, è stato lo psicologo. E dico “purtroppo” perché,  sarebbe stato più bello se accanto a me (oltre a lui), in quel periodo,  ci fossero state persone amiche, qualcuno pronto a tendermi una mano senza voltarsi dall’altra parte. Lo psicologo è stato un aiuto fondamentale, ma forse sarebbe stato meno doloroso se non fosse stato l’unico.
Il Messico è stato il mio spartiacque. E poi la fede, quella che porto dentro da sempre, che nei momenti peggiori mi ha dato un respiro, un filo di luce.

5. Quali cambiamenti speri di vedere nella Chiesa riguardo l’accettazione delle persone LGBTQ+?

Spero di vedere una Chiesa che smetta di alzare barriere e inizi davvero ad accogliere, senza ipocrisie. Una Chiesa che non si limiti a predicare l’amore di Dio, ma lo testimoni, senza distinguere chi è degno e chi no. Perché il vero volto di Dio non è quello della condanna, ma dell’amore incondizionato. Gesù ha lottato fino alla fine per poterlo farlo capire!
Qualche passo avanti lo si sta notando. Ho conosciuto consacrati con un’apertura diversa, capaci di accogliere senza giudicare. E credo che siano proprio loro ad aver sperimentato il vero amore di Dio. Magari alcuni di loro non sono nemmeno d’accordo, ma accolgono lo stesso, e posso assicurare che per chi appartiene a una minoranza, questo è davvero prezioso. Ma siamo ancora molto lontani da un cambiamento reale. Finché la Chiesa continuerà a voltarsi dall’altra parte, troppe persone continueranno a sentirsi rifiutate proprio da quel luogo che dovrebbe essere casa per tutti.

6. Quali messaggi vorresti condividere con chi ha vissuto esperienze simili?

Istintivamente, il mio messaggio è quello di non sentirsi soli. Come dice lo “slogan” di MI SVELO, “Punta alla Luna… male che vada avrai visto le stelle.”  Ma le vittime non hanno bisogno di parole! Ti posso assicurare che non hanno proprio bisogno di parole ma di azione.
Il mio messaggio è per chi sta intorno a loro, per quelli che vedono la sofferenza e scelgono di girarsi dall’altra parte. Per i familiari, gli amici, i vicini di casa, le autorità.
Il vero messaggio è tra le righe ed è più forte di quanto si creda.

7. Hai trovato nella tua comunità il supporto nel momento in cui hai abbandonato il velo?

Nel mio caso, non potevo essere aiutata.
Fondamentalmente ho lasciato la vita conventuale non perché credessi di non avere vocazione e quindi era difficile comprendere il mio stato d’animo.

8. Cosa speri cambi nella nostra piccola realtà riguardo le tematiche raccontate nel libro?

Non considero questa una “piccola realtà”. Per una vittima, questa realtà potrebbe diventare enorme, se solo fosse capace di ascoltare e agire. Spero che la nostra comunità possa crescere in consapevolezza e apertura, affrontando le tematiche trattate nel libro con più empatia e senza giudizio. Non è una questione di buonismo, è una questione di umanità.

9. Rifaresti le stesse scelte nonostante le difficoltà?

Questa domanda meriterebbe una riflessione più profonda. La scelta conventuale, per quanto dolorosa e complessa, è stata probabilmente la più libera che abbia mai fatto. La mia vocazione è stata un dono autentico e sincero, e ci credo ancora con molta convinzione. Avevo altre passioni, come la recitazione o il desiderio di entrare nell’Arma dei Carabinieri (reggimento a cavallo), e probabilmente mi sarei concentrata su queste, se avessi avuto il supporto giusto, se non fossi stata sola. Ma questo è qualcosa che non possiamo sapere. Il convento, comunque, rimane una parte fondamentale di me, così come l’esperienza in Messico, che mi ha segnato profondamente, lasciando un’impronta che non può essere cancellata.

10. Il momento più difficile quando lo hai vissuto ti va di raccontarlo?

Il momento più difficile? Senza dubbio la prima volta che il carnefice ha abusato di me. Quel momento ha segnato una parte di me che non se ne andrà mai.
Il resto, è quasi tutto nel libro. Dico “quasi” perché non vuole essere un catalogo delle mie sofferenze. Di momenti difficili ce ne sono stati molti, ognuno ha avuto il suo peso e il suo significato.

11. Progetti per il tuo futuro?

Credo che “MI SVELO” rappresenti già il mio futuro. È la storia di una donna che, da bambina, non ha avuto la possibilità di sognare, e oggi punta alla Luna, pensando che, male che vada, avrà visto le stelle.

Grazie Siria di esserti “svelata” e grazie per quello che fai .

No, questo non è un libro leggero da leggere d’un fiato, non dà soluzione a problemi personali non è la storia di una rinascita facile.  Il libro “Mi svelo” è la storia personale dell’ autrice in un viaggio tra abusi, fede perché è un’ ex suora, e la sua omosessualità. Siria racconta di aver avuto abusi sessuali, di aver subito violenza  psicologica e verbale, di aver attraversato le tenebre della depressione.

La narrazione è intensa e coinvolgente, permettendo al lettore di immergersi nei conflitti interiori della protagonista. Le relazioni che sviluppa, sono trattate con una delicatezza che evidenzia la bellezza dell’amore in tutte le sue forme, ma anche il dolore e la solitudine che spesso ne derivano. Il libro non si limita a raccontare una storia personale, ma offre anche una riflessione più ampia sui temi dell’accettazione, della ricerca di sé e della critica alle istituzioni che possono soffocare l’individualità.

La scrittura è evocativa e ricca di emozione, rendendo ogni pagina una finestra su un mondo complesso e spesso . L’autrice sa che dovrà superare mille ostacoli nel suo cammino e che ha un bagagli molto pesante perché pieno di lacrime e dolore. Con il libro Mi svelo, lei cerca di tendere una mano a chi vive la sua stessa esperienza, cosa che nessuno ha fatto con lei ,di tendere una mano.

È una storia piena sí di dolore ma anche di tanta tanta speranza. La storia di una bambina che vede frantumarsi i suoi sogni e nello stesso momento alzando gli occhi al cielo, afferma: Se punto alla Luna, male che vada avrò visto le stelle!

Siria Scarfò nasce a Cinquefrondi, in provincia di Reggio Calabria, nel 1982.

Ha dedicato una parte della sua vita come suora missionaria, vivendo il suo apostolato principalmente in Messico. Oggi è titolare di uno studio di fotografia, videografia e grafica, a Lamezia Terme. Nonostante le difficoltà e i cambiamenti che hanno segnato il suo cammino, Siria continua a nutrire sogni e speranze. Le piace pensare che Se punti alla Luna, male che vada avrai visto le stelle, perché in ogni sogno, anche se non si realizza come immaginato, c’è sempre una bellezza nascosta, un significato che si svela solo con il tempo.

Il coraggio di alzare lo sguardo al cielo è il primo passo per scoprire la sua maestosità. Ed è per questo che ha deciso di donare i proventi di questo libro in beneficenza, credendo che pure un piccolo gesto possiede il potere di portare luce e speranza a chi ne ha bisogno.
Emanuela Gemelli, Autrice della prefazione.

Laureata in giurisprudenza presso la LUISS – Guido Carli di Roma nel 1989, è giornalista professionista dal 1995. Lavora per la RAI, Radiotelevisione Italiana – TgR Calabria, dal 2000. Precedentemente ha lavorato presso le emittenti televisive VL7 e Telespazio Calabria; i quotidiani Gazzetta del Sud e Il Quotidiano della Calabria; l’agenzia giornalistica ANSA.

È stata collaboratrice del settimanale Donna Moderna e del programma Verissimo. Coltiva da sempre la passione per il teatro e, in questa veste, è tra i fondatori (1986) della cooperativa Edizione Straordinaria, da cui sono nate la scuola di teatro Enzo Corea e la Compagnia del Teatro di Mu, i sodalizi attualmente più antichi in ambito teatrale operanti nel capoluogo calabrese. È presidente del Comitato Salviamo il Teatro Masciari

Angela Amendola

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