Maggio è, per definizione, il mese dedicato alle madri.
È il preludio ad un’estate imminente, alle lunghe giornate stroncate da tramonti mozzafiato, alla rigenerazione dello spirito assopito, temprato negativamente dagli eventi nefasti.
All’inesauribile beltà detenuta da tutte le madri, ad ogni donna che vorrebbe esser tale, a chi crede di poter fare a meno della presenza di un figlio, a chi non sarà mai una genitrice e a chi, presto o tardi, lo diventerà…
Poiché le madri sono Donne perennemente ubriache di generosità.
Sono quelle che impugnano con forza uno stelo pungente, pur di celarne le spine insidiose.
Poi, elargendo al figlio il più dolce dei sorrisi, gli mostrano la rosa in tutta la sua innocua bellezza.
MADRI
Figlie di ieri cresciute a piè scalzi,
quando nei campi danzavan le spighe,
esili come gli steli tremanti
che hanno dimora vicino ai canneti.
Povere e ricche, cosparse di miele,
sole e sommerse dall’oro del grano,
han seminato, per solchi di vita,
soffi discreti dai fitti germogli.
Le umane imperfezioni
le inseguono impietose
ma forte è la tensione
ad impeccabili equilibri,
se mai l’ultima fonte
distasse miglia oscure,
vorrebbero donare
a molti figli il gran sollievo.
Riportami ad agosto,
indietro di vent’anni,
richiamami al tramonto
quando il mare mi trattiene,
ho così tanta voglia
di raggiungere la riva
che prego di trovarti
ad aspettarmi gaia e inquieta.
Se fossi nata madre,
ancor prima che figlia,
avrei avuto cura di recintarti il cuore.
Maria Cristina Adragna
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