Linee parallele è la nuova commedia romantica su Netflix che richiama il tema di Sliding Doors, celebre pellicola con Gwineth Paltrow.
La trama
Alla vigilia della laurea, la vita della ventenne Natalie [Lili Reinhart] si divide in due realtà parallele: nella prima la ragazza rimane incinta e resta nella sua città natale, nell’altra si trasferisce a Los Angeles. In entrambe le situazioni, Natalie prova amori appassionati, insegue una carriera da sogno come artista e riscopre se stessa.
LINEE PARALLELE è diretto da Wanuri Kahiu e interpretato anche da Danny Ramirez, David Corenswet, Aisha Dee, Andrea Savage, Luke Wilson e Nia Long.
Una commedia romantica ma non solo. La pellicola di Kahiu è apprezzabile per svariati motivi.
Rispetto alla mediocre qualità della maggior parte degli ultimi film passati in piattaforma (pensati ad uso e consumo televisivo) il film presenta una struttura tecnica discreta e armoniosa nel suo insieme.
La trama, se pur si richiami molto al celebre cult anni 90 con la Paltrow, se ne discosta poi allo stesso tempo.
Sicuramente resta l’idea centrale: cosa sarebbe accaduto se le cose fossero andate in un modo piuttosto che in un altro?
Mentre nel film della Paltrow l’evento clou era apparentemente banale ( una semplice porta scorrevole della metro) qui parliamo dell’arrivo di un bambino, un particolare certo non di poco conto.
Due Natalie
La protagonista si troverà ad interpretare Due se stessa: da un lato una Natalie rimasta incinta dopo il College e che vede dunque crollare (temporaneamente) il suo “piano quinquennale” fatto di carriera e trasferimento in una grande città. Dall’altro lato la Natalie ‘scampata’ al pericolo gravidanza, che si proietta nel suon nuovo futuro a Los Angeles.
In entrambi i casi affronterà momenti e prove decisive, con scelte da fare e decisioni da prendere.
Quello che accomunerà i “due percorsi” sarà sicuramente la passione per il lavoro e la presenza di familiari e amici a cui fare riferimento.
Temi centrali dunque: la famiglia come nucleo di partenza, di sostegno ma anche da cui poi spiccare il volo e prendere la propria strada. L’amicizia intesa sia come condivisione che come accettazione di un diverso stile di vita che implica un cambiamento importante.
E la passione per ciò che amiamo fare e che ci identifica aldilà degli affetti.
Nota dolente resta la poca caratterizzazione di alcuni personaggi secondari ma importanti, che appaiono semplici satelliti intorno ad un carattere centrale troppo schiacciante (i genitori di Natalie due macchiette stereotipate) e una parte finale troppo stucchevole e buonista.
Plauso alla protagonista, una Lili Reinhart armoniosa e solare, che rende al meglio entrambe le ‘versioni’ di Natalie, e una sceneggiatura non costellata di eccessive banalità.
Da vedere per una serata schiacciapensieri.
Maid su Netflix una serie sulla maternità
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