Ecce lignum Crucis,
in quo salus mundi pependit.
Il Venerdì Santo è sempre stato per me un giorno particolare, un momento in cui a casa mia si parlava di digiuno, astinenza dalle carni, un momento in cui ci si fermava per meditare, radunare tutti i pensieri per presentarli ai piedi della Croce.
C’è un ricordo del Venerdì Santo che accompagna la mia infanzia.
Quando ero piccola aspettavo che si facessero le tre del pomeriggio perché mi era stato raccontato che quella era l’ora in cui Gesù tornava al Padre.
Suonavano le campane della mia Chiesa parrocchiale ed io correvo in tutta fretta alla finestra per guardare il cielo.
Quando Gesù chiuse gli occhi, tutta la terra tremò e il cielo cambiò colore. Ed accadeva davvero che le nuvole oscurassero il sole ed io mi commuovevo.
Questo momento di intensa spiritualità accompagna tuttora il mio Venerdì Santo.
Ricordo che era per me un giorno particolare, perché non accendevo ne la radio nè la televisione. Si avvertiva forte il bisogno di partecipare al dolore di Gesù, di maturare consapevolezza che la sofferenza appartiene all’umanità intera.
Ed in questa situazione di intima solidarietà si realizzava una corrispondenza silenziosa col dolore che attraversa il mondo perché la condivisione delle pene significa anche una grande crescita interiore.
In questo particolare momento storico ci accostiamo alla Croce non con un cuore sfiduciato, abbandonato ai tormenti.
Aggrappiamoci a questo Legno vivo con tutte le nostre forze, preghiamo affinché la speranza possa vincere il buio. Perché non siamo soli.
Nelle nostre croci, piccole e grandi, c’è anche Gesù che si è fatto uomo per rendersi simile a noi, per non lasciarci in balia del nostro destino.
Gesù si ricorderà di noi…
Piera Messinese
Si ringrazia Giuseppe Torcasio per il materiale fotografico.
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