18 Marzo: giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da Coronavirus

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Oggi il mio pensiero è rivolto a tutti coloro i quali sono stati colpiti improvvisamente da un avverso destino, da un morbo cattivo e impietoso. In modo particolare, desidero ricordare tutti quei nonnini che hanno chiuso i loro occhi  nella più disperata e dolorosa solitudine.

Erano le nostre radici, ma non siamo stati capaci di proteggere i nostri nonni.

Avevano bisogno di noi, erano troppo fragili.

Ma non abbiamo potuto far sentire la nostra presenza.

Loro, invece, ci sono sempre stati per noi.

Non ci hanno mai fatto mancare le loro attenzioni.

Quante carezze hanno sfiorato le nostre guance!

Quanto calore abbiamo trovato fra le loro braccia!

Quanta saggezza nelle loro memorie!

Quando si raccontavano a noi, ripetevano sempre le stesse cose,

si abbandonavano ai soliti ricordi e aneddoti del loro passato

ed ogni volta per loro era come se ne parlassero per la prima volta,

mentre sul viso si fermavano per un istante

quelle smorfie di compiacimento

e l’emozione sembrava li cogliesse sempre all’improvviso.

Era bellissimo ascoltarli.

Se ne sono andati in una dolorosa e silenziosa solitudine.

Nessuno ha potuto regalare loro un sorriso, un bacio,

una parola di conforto, un abbraccio.

Non c’è stato tempo neppure per un saluto, l’ultimo.

A noi, invece, rimane tanto tempo per piangere e pregare.

Perchè in quelle guance segnate dalle rughe ci sono le nostre radici.

Questa terribile esperienza, che ha segnato e segnerà sine die la memoria e la coscienza dell’umanità intera, dovrebbe insegnarci che bisogna sempre stare dalla parte dei più fragili, dei diversamente abili, di chi è costretto a dover contare solo sulle sue forze.

Si chiama cultura dell’umanità, si deve sentire come un dovere etico, come una scelta responsabile.

Se vogliamo essere considerati uomini, siamo anche chiamati a comportarci con umana pietas.

Riscopriamo il valore della solidarietà e la ricchezza della disponibilità verso il prossimo per dare la giusta dignità al sacrificio di questi nonnini.

Piera Messinese

Ringrazio Giuseppe Torcasio per il materiale fotografico.

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

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Piera Messinese
Sono nata il 13 Novembre del 1966 a Lamezia Terme, in Calabria, ove risiedo. Sono sposata ed ho una figlia. Se dovessi scegliere un attributo che possa caratterizzarmi, questo sarebbe “eclettica”. Sono “governata da uno spirito fortemente versatile” che mi dà energia, per cui mi sento letteralmente assetata di nuovi stimoli. Sono innamorata della scrittura da sempre e la mia formazione classica ha contribuito a mantenere vivo in me tale sentimento. Grazie alla passione per i classici latini e greci in primis ed in seguito agli studi universitari in Medicina e Chirurgia, ho potuto rendere creativa la mia elasticità mentale. Ma “illo tempore fu il Sommo” a rubarmi il cuore e così “Galeotta fu la Divina". Amo, quindi, leggere e scrivere e ritengo che ciò sia fondamentale per la crescita di ogni individuo. Flaubert diceva: _”Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi o, come fanno gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere.”… Sono Socia Fondatrice di “Accademia Edizioni ed Eventi”, Associazione culturale con sede a Roma che si occupa di cultura e di promuovere il talento. Scrivo su SCREPmagazine, rivista dell'Associazione, su cui curo varie rubriche.

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