Tra le mille domande che mi vengono in mente, così dal nulla, ieri è stata questa “chissà qual è la poesia d’amore più antica del mondo”.
E ogni risultato mi ha portata a questo canto, “Istanbul 2461”, scritto 4mila anni fa e composto da una regina per il proprio marito per il loro anniversario di matrimonio.
Questa poesia fu scritta in delle tavolette in caratteri cuneiformi che sono state ritrovate a Nippur, nella Bassa Mesopotamia.
Il ritrovamento da parte di Samuel Noah Kramer nel 1951.
Dopo tanto tempo, questo cantico fu tradotto da una studiosa turca, Muazzez Ilmiye Cig.
Sono 3 strofe di 29 righe e si chiama “Sposo, trascorri la notte a casa nostra fino all’alba”, che parlano di passione all’interno del matrimonio, scritte dalla moglie del Re sumero Shu-Sin, il Re della dinastia Ur.
Su alcune tavolette si raccontava che questa canzone d’amore fu scritta durante un banchetto e che a farne da cornice ci furono anche danzatrici e musicisti.
Questa tavoletta ad oggi si trova nel Museo archeologico dell’Antico Oriente di Istanbul (Sala della Mesopotamia).
L’inizio della poesia:
“Sposo, caro al mio cuore,
buona è la tua bellezza, dolcezza.
Leone, caro al mio cuore,
buona la tua bellezza, dolcezza…”
Gli ultimi 3 versi della poesia contengono un invito ad un incontro sessuale, con un linguaggio non comprensibile.
Giulia Trio
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