La storia é davvero inutile?

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(sulla via del cellulare)

Gaetano Grillo

Rieccomi con il maestro Gaetano Grillo, già titolare della  Cattedra di Pittura dell’Accademia di Brera dal 2006 al 2018 e Direttore della medesima Scuola di Pittura dal 2013 al 2018 (anno in cui conclude  la sua carriera accademica), recentemente intervistato da ScrepMagazine nella sua natia Molfetta in occasione della personale “CULTURA torna NATURA”, mostra voluta perché “giunto il momento che la cultura abbandoni la presunzione di essere centro motore e riapra il dialogo con la natura, per sanare il profondo divario con essa che l’uomo ha provocato”.

 Parole quasi profetiche considerato il segmento di vita che stiamo percorrendo.

Lo raggiungiamo via telefono nella sua abitazione di Milano per chiedergli alcune sue riflessioni, emozioni, sensazione sul momento che stiamo vivendo.

Grillo: Tante volte ho pensato che solo un evento di forza maggiore ci avrebbe costretti a rivedere la scala dei valori di questo nostro tempo: valori che io ritengo molto malati.

Provenendo, come tu ben sai, da una famiglia di agricoltori con una sana e robusta cultura fondata sul rispetto della natura e su un’economia compatibile e senza sprechi, per decenni mi sono domandato quanto sarebbe durata la cultura della società dei consumi, dello sperpero, della sfrontatezza.

Fiore: Vuoi dire che saremo costretti a bufera passata, se non con un corso accelerato durante la quarantena, a rivedere le nostre certezze?

Grillo: Ecco, ora forse saremo costretti a rivedere il paradigma, la chiave attraverso la quale tutto si riapre e si rilegge da un diverso punto di vista. Mi auguro che tutti i falsi valori degli ultimi tempi siano rovesciati e si riscoprano tutti quelli che, per tanto tempo, sono stati ignorati o ritenuti obsoleti.

Fiore: Non posso che non essere d’accordo con te. A maggior ragione in questi giorni quando, facendo qualche corsa in campagna per alleggerire lo stress da clausura forzata ma necessaria, “mi fermo per vivere l’armonia dei mandorli in fiore e del verde trapuntato da iris selvatici” e mi accorgo di quanto la natura sia molto avanti a noi uomini in termini di valori e di senso della felicità, del benessere e dell’equilibrio.

Grillo: Ti confesso che ora ho più tempo anch’io, mi sono rimpossessato del mio tempo, non devo più correre, come facciamo tutti a Milano, posso permettermi di scrivere alcune riflessioni. Sarebbe come dire: non tutti i mali vengono per nuocere! Questo virus, questo Covid19, però, fa male, nuoce, eccome! Uccide, procura tanta sofferenza e stravolge gli equilibri di milioni di persone, forse di tutto il mondo.

Proviamo però a vedere il bicchiere mezzo pieno, nonostante possa apparire cinico.

È da molto tempo che si ricorrono nella nostra mente pensieri come:

“Siamo in un mondo malato e marcio – il mondo va verso l’autodistruzione – l’uomo ha perso l’orientamento etico – dove stiamo andando? – Il mondo è globalizzato ma non ha un progetto condiviso – non ci sono più leader al mondo capaci di dare delle indicazioni – il profitto ha preso il dominio su tutto – è solo il dio denaro che determina le motivazioni dell’umanità, etc…”.

Fiore: Come dire che la storia sia inutile?

Grillo: Talvolta penso che la storia sia quasi inutile, visto che l’uomo non trae insegnamento da essa e ripete sistematicamente gli stessi errori.

Ci basterebbe studiarla e rileggerla, ogni tanto, quasi come la Bibbia o tutti i dogmi religiosi, per non discostarsi troppo dalla realtà e dalla umile constatazione della nostra dimensione relativa di natura umana. Invece, investiti dall’energia dell’efficientismo, della forza, spinti dalla miope arroganza dell’individualismo tout court, appiattiti dallo stupido e dilagante mito dell’evergreen, continuiamo a credere nella superiorità della nostra specie, capace di dominare il mondo e la stessa natura. La circolazione globale delle merci e delle persone in una famelica quanto ignorante volontà di possedere le cose, i luoghi, i fenomeni; la propensione al consumo, a superare i limiti senza capire la bellezza ed il senso degli stessi, sta conducendo l’uomo ad un paradossale stadio “pre-culturale”.

Fiore: Tanta tecnologia ma anche tanto non progresso dei costumi?

Grillo: Sì, tanto sviluppo tecnologico ma tanta quanto regressione del pensiero e dei costumi.  Io da diversi anni sto perdendo progressivamente il gusto del viaggio e della scoperta, tanto il mondo si svela ai miei occhi attraverso un’informazione dilatata ed epidermica, patinata, spinta.  C’è sempre meno sorpresa, tutto è come se fosse stato già in parte visto o vissuto, consumato.  I grandi drammi della prima metà del secolo scorso sembrano lontani e sempre più vicino, invece, appare il timore che, in forme diverse, possano ripetersi. Oh uomo! Uomo!

La corsa al profitto, al danaro, al benessere, al lusso sta distruggendo il nostro stesso territorio, la dismisura sovrasta la misura delle cose e gli equilibri sensibili della natura.

Oh uomo! Uomo!

Fiore: E nell’arte cosa accade?

Grillo: Nell’arte il sistema internazionale dei mercati e il profitto speculativo delle Case d’Asta, mercanti cinici e collezionisti impavidi premiano la diffusione di vuoti simulacri con cifre da capogiro.

I valori sono completamente alterati e gli artisti di successo sono tali soltanto perché rispondono al richiamo del successo stesso che pare essere diventato il valore assoluto in un’epoca che di assoluto non ha nulla.

Come ti dicevo prima, nato in una famiglia di agricoltori, provengo da insegnamenti opposti alla cultura oggi dominante.

La mia educazione è passata attraverso l’ascolto umile della natura, attraverso la saggezza, la dimensione della misura come forma di bellezza, attraverso l’armonia.

Fiore: Quindi sei fuori dal binario dell’eccesso e del voler essere a tutti i costi un protagonista…

Grillo: L’eccesso non mi appartiene e neanche il protagonismo, non credo nell’improvvisazione come forma compiuta ma solo come virtù propedeutica, amo il lavoro e credo nell’intelligenza che si esprime attraverso le mani, attraverso la completezza.
La ricchezza e il potere sono lontani dalla mia vita, preferisco gli affreschi di Giotto, il profumo dei mandorli in fiore e la fragranza del pane appena

sfornato. Forse questa pandemia, che in ogni caso è una immane tragedia umana, può essere l’occasione per capovolgere il paradigma della contemporaneità.  Purtroppo ogni rivoluzione paga dei prezzi molto alti ma è anche forse l’unica opportunità che la meschinità umana sa cogliere per correggere la rotta.

Fiore: Purtroppo…      

                                                             

… a cura di Vincenzo Fiore

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

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