Riservatezza, una parola che nel tempo ha smarrito la sua corazza.
Anch’essa si è lasciata contaminare, travolgere dalla visibilità mediatica, dal bisogno di doversi svestire di tutti gli anni trascorsi a coprirsi, a nascondersi, a cercare di proteggersi.
Non ha mai amato le luci della ribalta, le folle oceaniche, il mettersi in mostra a tutti i costi per obbedire alle nuove leggi che regolano la comunicazione.
Una vera e propria crisi di identità.
Una rivoluzione!
Perché tutto deve essere aperto, tutto deve essere esibito, offerto su di un piatto d’argento. Al bando le inibizioni e i pregiudizi!
Ci si ascoltava in gran segreto, ci si raccontava tante cose, quando si rimaneva da soli con se stessi.
E nelle camere chiuse della nostra segretezza non mancava proprio nulla.
Nel silenzio ovattato, discreto c’era un continuo bisbigliare, un parlottare sottovoce, per paura di spegnere quell’equilibrio, che sapeva di un’intimità da custodire, tenere al riparo.
Era un silenzio che sapeva tutto di noi e della nostra vita.
Questo ci bastava.
Piera Messinese