In tempo di CoronaVirus, la natura ha potuto riprendersi i suoi spazi, con la chiusura forzata dell’uomo in casa e gli spazi liberi.
I parchi di Roma, ricchi di alberi, si sono riempiti di uccelli, che hanno nidificato tra i possenti rami.
È di qualche giorno fa, i primi di giugno, che con la riapertura al pubblico dei parchi, i genitori o i nonni, accompagnavano i bambini a giocare all’aperto, ritrovando gli amichetti di sempre.
Grande stupore e sorpresa e anche paura, quando in “zona Montagnola” al parco “Falcone e Borsellino“, i bambini e gli adulti sono stati attaccati aggressivamente dalle cornacchie che durante la quarantena si sono impossessate del parco.
Immediata la segnalazione ai vigili del “Gruppo Ottavo Tintoretto“, che giunti sul luogo hanno constatato la veridicità dei fatti.
I piccoli delle cornacchie cadevano dai nidi e gli adulti per difenderli attaccavano tutti coloro che stavano nelle vicinanze dei loro alberi.
Per la sicurezza dei piccoli delle cornacchie e per quella dei bambini, il parco ha chiuso i cancelli al pubblico fino a quando le piccole cornacchie non saranno autonome.
Roma è stata occupata, durante la pandemia, non solo dagli uccelli che volavano indisturbati tra tetti, cortili e strada, ma anche da erbe e fiori spontanei che fuoriescono dalle crepe dei marciapiedi.
Fiori viola, gialli, papaveri rossi a dare colore alle polverose strade.
LO SPAZIO RITROVATO
Ondeggiando
sugli esili steli
tra le crepe dei marciapiedi
papaveri rossi si affacciano.
Le strade ritornate affollate
colorano di intensi colori.
Volano liberi gli uccelli
nella grande Metropoli
anche maestosi gabbiani
sorvolano il cielo di Roma.
E mentre l’uomo
ritorna all’aperto
bisognerà riconquistare
i propri spazi.
Antonella Ariosto