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Peter Paul Rubens – Il Giudizio di Paride – National Gallery, London
Tutto principiò in un banchetto nuziale: la dea Eris, furiosa per non essere stata invitata, si presentò ugualmente alla pubblica cerimonia, lanciando sul tavolo imbandito una mela d’oro su cui era incisa la frase “Alla più bella”, e causando, in questo modo, una lite furibonda fra Era, regina degli dei, Afrodite, dea della bellezza, ed Atena, dea della saggezza.
Tre donne a litigare, contemporaneamente! Un litigio olimpico, il più forte che gli dei e gli uomini abbiano avuto modo di ricordare!
La triade si presentò al cospetto di Zeus, ma lui si astenne dal formulare un verdetto estetico, per non passare altri guai (lui che era già un birbone, per conto suo!): un gesto sconsiderato avrebbe scatenato un’ira funesta in eterno, probabilmente peggiore di quella del Pelide, sicuramente!
Pertanto decise di affidare il compito ad un mortale, scegliendo Paride, principe di Troia, cadendo dalla padella alla brace, con tanta puzza di bruciato.
Le tre dee, per ingraziarsene il giudizio, promisero svariate ricompense:
(A) Atena lo avrebbe reso sapiente e imbattibile in guerra, consentendogli di superare ogni guerriero;
(B) Era promise ricchezza e poteri immensi, tanto che a un suo gesto interi popoli si sarebbero sottomessi, e tanta gloria che il suo nome sarebbe riecheggiato fino alle stelle;
(C) Afrodite gli avrebbe concesso l’amore della donna più bella del mondo.
A, B o C?
Accese e confermò la terza opzione: C…acchio!!!
Gli toccò Elena, moglie di Menelao, Re di Sparta, e il fatto fu il casus belli di una guerra epica: lo cantò un cieco ai cui versi tutta l’umanità non è più rimasta sorda.
P.S.: il frutto mangiato dai genitori dell’umanità non era affatto una mela, come l’iconografia storica e la cultura popolare hanno affermato per secoli, bensì qualcos’altro. Una bufala divina, praticamente! Un punto a favore della nostra Eva, allora! Qualunque cosa abbiano pappato, si coprirono, poi, con foglie di fico: questo è certo, almeno questo!
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