Ma cosa vuol dire pensare positivo?
Pensa positivo un militare ucraino mentre, schivando proiettili sovietici, racconta sicuro all’ennesimo giornalista occidentale, che l’Ucraina vincerà?
Pensa positivo un ragazzo del Sud che, invece di rimanere nel suo “paesello” per fare economia, emigra a Londra dove, seduto al PC in un ufficio della City, in uno “stanzone etereo”, contratta bond a destra e a manca per poi tornare la sera stanco ma felice (?) nel suo loft?
Un poco poco di storia…
Il pensiero positivo nasce e si sviluppa come tecnica di modifica e di miglioramento della qualità della vita attraverso la gestione cosciente dei propri pensieri, materia viva e creativa, sulla quale l’individuo ha ampia possibilità d’intervento.
La tecnica principale attraverso cui il pensiero positivo è messo in atto, è quella delle “affermazioni”, ovvero frasi che contengono in sé le caratteristiche mentali, fisiche e spirituali che l’individuo desidera oppure gli eventi che si vuole accadano.
Le affermazioni possono essere pensate, pronunciate ad alta voce cantate ripetutamente, portando così attraverso questa costante ripetizione a una lenta riprogrammazione della mente subconscia.
Altre tecniche corollarie usate nel pensiero positivo per rafforzare l’efficacia delle affermazioni sono la visualizzazione creativa e la meditazione.
Due le principali correnti di pensiero.
La prima è di impronta più psicologica e pone l’accento soprattutto sul processo di riprogrammazione del subconscio. Tra gli esponenti più noti di questa corrente Martin Seligman, considerato il fondatore della psicologia positiva e Vera Peiffer.
La seconda invece parte dal principio metafisico e spirituale della “preghiera affermativa” e ha il suo esponente di spicco nella statunitense Louise Hay.
Secondo tale corrente, ogni nostro pensiero in ogni istante crea la nostra realtà e quello che pensiamo oggi creerà la nostra realtà di domani.
Affermare ciò che vogliamo e riprogrammare i propri pensieri diventa quindi la chiave per allinearsi con le leggi dell’universo e ottenere quello che desideriamo dalla vita.
In entrambi i casi basterebbe quindi che ogni militare ucraino pensasse che i russi saranno malamente sconfitti, perché nell’arco di un tot di battaglie, ciò accada veramente.
Per la verità parecchi anni fa, mentre a Torino io e mia moglie passeggiavamo all’interno degli stand di una fiera, comperando un biglietto alla baracca di un signore che invitava a partecipare alla sua lotteria, abbiamo vinto un bellissimo ferro da stiro perché, ci siamo confidati dopo, entrambi, in silenzio, abbiamo fortemente desiderato di vincerlo essendo l’unico elettrodomestico che ancora ci mancava in casa.
Pensiero positivo o botta di…?
Non credo molto alla possibilità di modificare il futuro solo “rimodellandolo” in base a ciò che pensiamo di volere di bello per noi stessi. Personalmente ritengo più efficace una sana educazione all’ironia.
L’umorismo è infatti la strategia di riferimento per guidare le nostre osservazioni e riflessioni per una differente lettura della realtà.
L’ironia diventa quindi una conseguenza naturale delle nostre convinzioni e credenze che non dovranno però mai abbandonare il dato oggettivo di ciò che ci circonda e accade.
Ho visto un uomo vestirsi da pagliaccio pur di far ridere la propria compagna malata di cancro.
Adesso è solo.
La compagna non è riuscita a sconfiggere il male e lui mi confessava di essere felice perché ha visto sorridere il suo “tesoro”.
Alla fine, forse, questo è il vero segreto della saggezza, capace di rendere meno dolorosa la nostra condizione di umani.
Stefano mi raccontava … siamo stati allo stadio, tifosi sfegatati, a sostenere la nostra squadra.
Abbiamo fatto “sedute spiritiche” tutti concentrati col nostro pensiero sulla vittoria.
Eravamo “un esercito” allo stadio, a gridare, pensare, meditare, desiderare la vittoria…abbiamo perso e pure malamente!
No “pensare positivo” aiuta ma non risolve.
Più efficace una consapevole ironia anche se, da “ingegnere telecomunicazionista” quale sono, so bene che un segnale arriva forte e chiaro quando ben sintonizzato.
Quindi meglio essere tutti ironici in sintonia o, se preferite, in sintonia fra ironici.
E adesso viene spontaneo un salto da tematiche strettamente individuali alla psicologia di massa ovvero, ad esempio, mi chiedo come mai la politica italiana non riesce ad essere “in sintonia” circa gli obiettivi da raggiungere pur confrontandosi sulle singole tematiche con “sana ironia”?
La sintonia per definizione non è divisiva, l’ironia non è segno di approssimazione.
Come mai, invece di litigare su chi e cosa è stato penalizzato nelle varie misure della finanziaria, non si capisce che questo Paese va a vele spiegate verso un debito pubblico pari al 150 % del proprio PIL e che, se in una famiglia bisogna restituire debiti per una volta e mezzo lo stipendio di un mese, non è possibile far nulla se non aumentare le entrate?
Quindi, poco da fare, ironicamente e in sintonia, occorre ridurre i debiti magari recuperando le tasse non pagate…ad esempio.
E che dire dei costi connessi al mantenimento di una Pubblica Amministrazione “gonfiata” a dismisura per gestire una quantità inutile di norme, archivi duplicati e procedure che tante volte vengono tranquillamente disattese? E cantieri che durano secoli con esborsi da capogiro di pubblico denaro? E leggi che mettono subito fuori “personaggi” che commettono reati a volte aberranti? E le bottigliette di plastica che ormai ricoprono “leggiadre” mari, monti e boschi del nostro Pianeta? E la quantità di macchine che ogni giorno vengono sfornate dai vari stabilimenti? E gli ucraini che continuano a morire sotto montagne di macerie? E i giovani che in Iran muoiono solo perchè le loro “belle ragazze” vogliono scoprire il capo?
Allora pensiamo sicuramente positivo, facciamo pure “i mentalisti” ma per favore cerchiamo di affrontare la realtà con ironia e ritroviamo una vera sintonia globale sulle emergenze cui mettere mano in modo nuovo, rapido ed efficace…altrimenti il segnale finale o non arriva o “arriva disturbato”!
Clicca il link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:
[…] Io penso positivo perché son vivo… […]