Il sogno degli italiani? Essere come Fantozzi

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Sono sempre andata al cinema, fin da bambina.

Ricordo quando mio nonno Achille, il nonno paterno, mi veniva a prendere per andare insieme e avevo tre o quattro anni.

Mi rivedo come lo aspettavo impaziente, andavamo a vedere i film storici, quelli sugli antichi Romani e sui personaggi mitologici. E mi ritorna spesso in mente una scena, che non so in quale film fosse, dove si vedevano alcuni giganti che emergevano dal mare.

Tutto questo, per dire che il cinema fa parte della mia quotidianità, ad esempio i miei genitori mi portavano a vedere tutti i musicarelli degli anni Settanta ed è stato lì che ho cominciato ad amare la musica leggera.

Consuetudine continuata anche da grande,  perché una volta a settimana con mio marito andavamo al cinema, insieme ad alcuni nostri amici.

Una sera, davano uno degli innumerevoli film su Fantozzi, e con Patrizia la mia amica, eravamo un poco titubanti se andare o meno, perché a noi non piaceva.

Ma quel SuperFantozzi ci fece ricredere, fu una bella serata tra risate e divertimento anche perché i nostri rispettivi mariti per le risate si contorcevano sulle poltrone, perché Fantozzi era il loro mito.

Lo trovavano molto divertente.

Il ragionier Fantozzi è uno dei personaggi più amati nella cultura popolare italiana. Un personaggio buono, goffo, semplice e molto sfortunato.

Era l’identikit dell’italiano medio nella versione tragicomica.

Era perennemente alla ricerca di un modo di migliorare la sua condizione di vita ma diventava inevitabilmente protagonista di fallimenti. Il ritratto di un uomo condannato a perdere, ma non per questo un perdente.

Perché c’è chi ha paragonato il personaggio Fantozzi ai grandi perdenti della letteratura come quelli creati da Anton Čechov. Ugo Fantozzi è un ragioniere all’ufficio sinistri di un’enorme ditta romana, l’azienda è caratterizzata da una ferrea gerarchia interna che assume i tratti di una società di caste pre-moderna, in cui gli impiegati dell’ultima classe (la 12ª, la classe di Fantozzi) sono tenuti a un atteggiamento servile nei confronti dei superiori, i quali hanno persino il potere di esercitare violenza fisica sui sottoposti.

Chi non si è mai sentito almeno una volta nella vita come Fantozzi?

Per un’intera generazione è stato la rappresentazione dell’italiano medio, ma adesso la sua vita ci fa riflettere. Tanto che tra casa di proprietà e un lavoro a tempo indeterminato,  siamo certi quella che noi davanti allo schermo consideravano mediocrità, oggi è diventato un lusso per pochi.

Noi ridevamo di Fantozzi che a cinquanta anni aveva un lavoro fisso da anni, poteva fare le vacanze lunghe, aveva la casa di proprietà, una famiglia e una nipote anche se proprio brutta, brutta. Oggi sarebbe lui a piangere e commuoversi per tanti di noi senza la certezza di un lavoro e di un futuro dignitoso.

Noi sentiamo in tivvù i politici discutere del reddito minimo ma caso strano, non si parla mai di quello massimo. Ci sono persone che guadagnano cifre inimmaginabili rispetto al resto della popolazione, che possono comprarsi una nazione intera. E per la maggior parte degli italiani è diventato tutto molto fantozziano.

Dalle case con duecento scalini da cui si scivola dopo aver pestato la cacca del cane, magari distratti perché intenti a guardare  sul cellulare la notifica della mail del capo.

Mail da inoltrare con urgenza all’ufficio del 15esimo piano.

Ahimè, non ci saranno mai  più i Fantozzi col posto fisso, è diventata una figura mitologica perché i giovani hanno un lavoro precario, non mettono su famiglia perchè non hanno certezza di un lavoro  e le vacanze sono diventate lusso per pochi neanche la signorina Silvani tanto amata da Fantozzi esiste più, al suo posto ci sono le bellone rifatte in plastica, che cercano i mega direttori generali e non i Fantozzi del nuovo secolo.

Angela Amendola

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

L’amore al tempo del colera… attendere 51 anni, 9 mesi, 4 giorni

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