Ti aspetto accovacciato sulla terza ninfea dell’ultima fila.
Ma mi raccomando, amore mio, abbi cura di giungere dalla parte sinistra del lago.
L’ultima fila è, ahimè, composta da quattro belle e rigogliose piante galleggianti e temo che altre direzioni potrebbero mostrarsi complici del rischio di non trovarmi per un soffio.
Gli anfibi sono tutti uguali all’apparenza: gracidano per noia ed insofferenza ed hanno sentito dire che potrebbero vivere ugualmente sulla terra ferma.
Ma non saprebbero per cosa gracidare, soli e lontani dal lago.
Vieni a prendermi anche solo per un’ora: spiegami di cosa sanno i verdi campi, come verseggia la campagna, di che smania inquieta sono preda gli stormi frenetici.
E se la mia compagnia dovesse giovare al tuo buon cuore, accetta di non riaccompagnarmi alla casa umida che taglia le speranze a metà, ma scegli finalmente di vivere dalla parte opposta dei condizionamenti, di un’apparenza menzognera e vile che allontana ogni momento dai rarissimi lampi di felicità…