il prezzo della libertà

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Non ho mai voluto raccontare certi particolari ma oggi, vista la ricorrenza, visto quello che accade ogni giorno, ho deciso di aprire il baule dei ricordi e raccontarmi.

Dico quello che ho sempre negato anche a me stessa, non lo faccio per impietosire, sono troppo orgogliosa per volere questo, ma forse, la mia testimonianza può salvare una vita. Chissà…

Avevo 22 anni ed ero bellissima, di quella bellezza che solo la giovinezza possiede.

Il futuro nello sguardo e il sorriso di chi ha voglia di conoscere, di tastare la vita e darle la forma più bella. Il lupo però, era in agguato, cercava solo il momento giusto per agganciarmi.

E qui mi devo fermare. Davanti ai miei occhi e sulla mia pelle, porto ancora i ricordi di tutta quella violenza. Pensavo di essere in grado di raccontare, ma non ce la faccio. Forse non ci riuscirò mai.

Le offese, le minacce, le manipolazioni subite, mi avevano tolto le poche certezze che avevo, e ancora non riesco a raccontare. Sono passati tanti anni, sono riuscita a liberarmi, perché ogni cosa ha un limite. Me ne sono liberata solo fisicamente.

Il resto ancora pesa.

Posso raccontare che questo genere di persone, all’inizio sono quasi dei santi. Ci fanno vivere quasi su una nuvola, ma preparano il terreno per ciò che avverrà! All’inizio avviene tutto in maniera blanda, quasi un consiglio non indossare quel vestito, o il trucco sempre troppo pesante. Il parrucchiere ci prova, così come il tabaccaio e il postino.

La colpa è della donna, è lei quella che manda segnali  e così, dopo averci rese fragili e vulnerabili, parte il primo schiaffo. E noi? … è colpa mia, io l’ho provocato!

Ecco, è questo che succede!

È così che inizia tutto! E diventa sempre peggio. Le pretese aumentano giorno per giorno. E noi ci sentiamo in colpa per non essere in grado di capire quest’uomo che ci ama così tanto! Quell’uomo mi ha isolata, tolta la possibilità di proseguire gli studi, che mi ha tolto alla mia vita spensierata, mi ha privato degli amici, della possibilità di bere un caffè con un’amica o andare in palestra. Sembrano cose futili, ma non è così. Sono quelle cose che ci aiutano a crescere, a creare legami importanti e invece, mi sono state negate.

Mi è capitato di sentire commenti di donne che in vita loro non hanno mai preso uno schiaffo neanche dal padre, a scopo educativo, e mi è scappato un sorriso. Dicono: – “Ah, se capitasse a me lo farei volare dal balcone” – eh no, care, non funziona così! Inizia tutto con la manipolazione e il primo schiaffo può arrivare anche dopo un anno, quando il sentimento si è addensato.

A me, sono stati rubati sette anni della mia vita.

Gli anni migliori della mia vita. Puntualmente, dopo le botte, arrivava il silenzio punitivo e non so cosa fosse peggio. A casa nessuno sapeva niente, mi vedevano nervosa, taciturna ma pensavano a normali scaramucce tra fidanzati. E invece, non c’era niente di normale! Trascorsi un paio di giorni dall’atto violento, cercavo di rialzarmi, di riprendere in mano la mia vita e allora, lui se ne accorgeva e ritornava all’attacco.

Scuse, promesse di non farlo più. Tutte bugìe. Mi rimproveravo di non essere stata forte ogni volta che ci ricascavo. E ogni volta, tutto si ripeteva.  E restavo sempre più sola, sempre più preda dell’umiliazione. Dovevo raccontare per filo e per segno, cosa avevo fatto durante il silenzio punitivo, chi avevo incontrato, quando avevo comprato il vestito che indossavo. Ed io, invece di reagire, raccontavo.

Vivevo nel terrore, ero incapace di reagire! Avevo paura di salutare le persone, indistintamente se uomini o donne.  La cosa più eclatante succedeva in estate, ogni estate. Rivangava cose vecchie, un saluto, una raccomandata ritirata in posta, ogni scusa andava bene, fingeva una scenata di gelosia, mi picchiava e poi spariva, solo dopo ho capito il perché:  voleva essere libero per vivere altre storie, mentre io dovevo stare chiusa in casa, senza neanche affacciarmi alla finestra! Finita l’estate, ritornava all’attacco!

Ricordo le volte che sono finita all’ospedale, ricordo di quando dicevo di essere caduta dalle scale (diciamo tutte la stessa cosa), i medici capivano ma, senza una denuncia formale, non si arrivava a niente.

Mi vergognavo, non avevo la forza di rivolgermi alle forze dell’ordine!

A volte mi diceva di aver sognato il mio omicidio, che nel sonno mi aveva dato un colpo ben assestato ed ero morta. Non mi faceva paura la morte, la morte mi avrebbe liberata! Ad un certo punto però, mi è scattato qualcosa dentro.

Ho detto basta!

Come in un replay, l’ultima estate, mi diede un colpo forte alle costole, da togliermi il respiro e poi sparì, pensava forse di tornare finita l’estate e lo fece, ma non mi trovò più. Avevo preso il primo treno ed ero andata via.

Ai tempi non era così facile rintracciare una persona. Non esistevano i social e neanche i cellulari. Sapeva genericamente che mi ero trasferita al nord e non sarebbe stato facile trovarmi. Strapparmi da quella dipendenza, non è stato semplice.

A volte avevo voglia di tornare indietro ma il dover spiegare per filo e per segno, cosa avevo fatto, mi fermava. La paura di prendere altre botte e di subire altre scenate di finta gelosia, mi fermavano.

Ce l’ho fatta, sono sopravvissuta ad un amore che non era amore.  Mi sono liberata di lui!

Cosa dire alle donne? Aprite gli occhi, attenzione a chi vi fa vivere una favola ma non vi permette di uscire: nessuno ha il diritto di limitare la nostra libertà! Diffidate da chi vi impone abiti che mortificano il vostro corpo, non date retta a chi vi dice che la vostra famiglia fa schifo, è solo un modo per isolarvi… quando arriva lo schiaffo è già troppo tardi, si è già finite nella tela del ragno!

Nessuno ha il diritto di dirci che non valiamo niente: se non valgo niente, perché stai con me, quando puoi trovare di meglio?

Per ironia della sorte, possedevo un paio di stivali rossi che mi era proibito indossare…

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