Il “poco Pio” Albergo Trivulzio

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Senti quella pelle ruvida.
Un gran freddo dentro l’anima,
fa fatica anche una lacrima a scendere giù.
Troppe attese dietro l’angolo,
gioie che non ti appartengono.
Questo tempo inconciliabile gioca contro te.
Ecco come si finisce poi,
inchiodati a una finestra noi,
spettatori malinconici,
di felicità impossibili.

Renato Zero

Ieri sera ho visto uno spezzone di un reportage in TV, facevano vedere degli anziani chiusi nei ricoveri, mi facevano una grande tenerezza, somigliavano a fantasmi.

Chissà quante cose hanno fatto, quante cose hanno insegnato ai loro figli.

Li ho guardati senza dire niente, ma avrei voluto urlare, sono angeli, questi vecchi sono angeli, dimenticarsi di loro è peggio di una malattia, lasciarli soli in mano al tempo che li consuma sempre di più è la scelta peggiore che si possa fare.

Ma spesso non si può fare altrimenti, per motivi diversi molti sono costretti a ricoverare i genitori nelle RSA.

Perchè hanno bisogno di cure particolari che in casa non potrebbero ricevere o perchè il resto della famiglia ha poco tempo per motivi di lavoro.

Leggendo in questi giorni alcuni quotidiani, ho subito pensato a ciò che affermava Vico.

Giambattista Vico filosofo napoletano vissuto a cavallo fra il XVII e il XVIII secolo, elaborò una teoria sulla storia.

Egli era convinto che la storia fosse caratterizzata dal ripetersi di tre cicli distinti e il continuo ripetersi di questi cicli non avveniva per caso ma era predeterminato e regolamentato dalla Provvidenza.

Questo suo pensiero è noto come “teoria dei corsi e dei ricorsi storici”.

In parole povere, Vico sosteneva che alcuni accadimenti si ripetevano con le stesse modalità, anche a distanza di tanto tempo e ciò avveniva non per puro caso ma in base ad un preciso disegno della Divina Provvidenza.

Qualcuno si ricorderà del Pio Albergo Trivulzio, pluricentenaria casa di riposo milanese, come il luogo da cui era partita Tangentopoli con l’arresto di Mario Chiesa allora presidente dell’Istituto.

Il Pio Albergo Trivulzio ha lasciato un segno nella storia dell’Italia degli anni Novanta; infatti la vicenda portò alla fine della Prima Repubblica.

Il 17 febbraio del 1992 Mario Chiesa, allora direttore dell’Albergo, stava per prendere una “bustarella” di 7.000.000 di lire da un imprenditore di un’azienda di pulizie, allo scopo di vincere un concorso, ma venne arrestato dagli uomini di Antonio Di Pietro, giovane magistrato che era stato avvisato dallo stesso imprenditore Magni dell’imminente transazione.

Da lì iniziò l’era di “Mani Pulite“, che non ebbe però effetti negativi sulla fama del Pio Albergo Trivulzio, ancora oggi impegnato nell’aiuto ai più poveri, anche se nel 2011 è stato nuovamente al centro di uno scandalo legato agli appartamenti di lusso per i più ricchi concessi a prezzi bassissimi.

Inoltre, nel 2012 il complesso è stato coinvolto nello Scandalo Parentopoli, che ha visto parte del patrimonio immobiliare dell’ente venduto con l’inganno a membri della Fondazione San Raffaele, curatori degli affari dell’omonimo ospedale, con lo scopo di favorire l’arrivo di nuovi soci nella fondazione dell’ospizio milanese.

Ma le origini del Pio Albergo Trivulzio, risalgono alla fine del Settecento, quando il nobile milanese Antonio Tolomeo Trivulzio lasciò nel suo testamento tutte le sue sostanze per la fondazione di un ospizio destinato alla protezione dei milanesi anziani e dei più poveri.

Il progetto era nato quando il Trivulzio, uomo molto colto e legato al nascente Illuminismo, aveva collaborato a Vienna con l’Imperatore per la fondazione di una serie di ostelli per i più poveri nelle provincie dell’impero.

Nel 1771 l’Albergo aprì la sua prima sede presso il palazzo dei Trivulzio.

Le lunghe e dettagliate disposizioni del Principe, che consentivano l’accesso solo ai poveri e ai malati, erano seguite scrupolosamente, al punto che molti degli anziani che vi erano ospitati rimanevano nell’ospizio per dare assistenza a chi era stato molto più sfortunato di loro.

Il giovedì era permesso ai ricoverati di incontrare le loro famiglie, oltre che nel fine settimana e durante le festività, e i degenti stessi si dovevano occupare di pulire le loro camere.

Ma eccoci arrivati ai giorni nostri.

Quasi 30 anni dopo, il Trivulzio è tornato a far parlare di sé e ha attirato una nuova indagine della Procura di Milano.

L’accusa è di aver insabbiato per tutto il mese di marzo la diffusione del coronavirus nei suoi reparti, e occultato il numero dei defunti in quel mese.

Cosa sta succedendo, questa volta, al Trivulzio?

I fatti sono ingarbugliati.

Il Pio Albergo Trivulzio è ente pubblico senza scopo di lucro che si occupa di assistenza sanitaria per anziani e di educazione di minori in difficoltà, accoglie 1012 tra ospiti e pazienti, ci lavorano 1600 persone tra medici, infermieri e assistenti sociali, divisi in tre residenze.

A metà marzo, con l’emergenza coronavirus che si aggravava, gli operatori socio-sanitari del Trivulzio hanno organizzato uno sciopero spontaneo e inviato le prime lettere sindacali ai dirigenti dell’Istituto, esprimendo le loro preoccupazioni per la gestione dell’ emergenza.

Per svolgere le loro mansioni non avevano protezione.

Ma queste preoccupazioni e queste proteste sono rimaste inascoltate fino al 23 marzo, quando risultavano ospitati al Trivulzio circa un centinaio di pazienti con sintomi compatibili a quelli COVID-19 e due operatori positivi al tampone.

È stato solo lo scorso 4 aprile, che il caso del Trivulzio è esploso grazie alla denuncia di Gad Lerner sulle pagine di Repubblica.

Un medico gli aveva raccontato che già a fine febbraio si era saputo dalla dirigenza dell’Istituto che le mascherine scarseggiavano.

Chi poteva se le era procurate autonomamente e lo stesso dottor Bergamaschini, ne aveva autorizzato l’impiego nel suo reparto contravvenendo alle raccomandazioni della dirigenza.

Bergamaschini era stato convocato dal direttore del Trivulzio, Giuseppe Calicchio, che l’aveva esonerato dal servizio.

Intanto, nel mese successivo, la situazione al Trivulzio peggiorava rapidamente.

Ufficialmente i pazienti morti di COVID-19 erano solo 9 su un totale di 70 decessi a marzo.

Perchè hanno taciuto?

Eppure la residenza si trova a soli cinquanta chilometri da Codogno, il primo focolaio italiano, e come tutti i centri che ospitano anziani e malati era vulnerabile.

Senza le adeguate protezioni, gli operatori sanitari avrebbero potuto contrarre il virus all’esterno e infettare i pazienti con cui entravano a contatto, oppure trasportare il virus dai pazienti infettati a quelli sani.

È esattamente quello che in molti sospettano sia accaduto.

Per stabilire la verità serve che la magistratura faccia chiarezza anche se è tutto lampante, se fossero venuti a conoscenza del covid 19 all’interno del Pio Albergo Trivulzio avrebbero perso reputazione e fondi donati dalla Regione e dal Comune…

E tutto è stato taciuto fino a quando è stato possibile. La stessa cosa è successa in altre RSA in tutta Italia, Italia che piange i suoi morti, i nostri nonni, i nostri genitori spesso messi da parte come cenci da buttare.

“Vecchio

Mentre ti scoppia il cuore, non devi far rumore

Anche se hai tanto amore da dare a chi vuoi tu

Ma sei vecchio

Ti insulteranno, vecchio

Con tutto quella smania che sai tu

Vecchio, sì

E sei tagliato fuori”

Renato Zero

Angela Amendola

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