Qualche giorno fa per salutare l’estate, con due coppie di amici ci siamo incontrati a cena in un bellissimo borgo marino.
Durante la cena, dopo aver toccato vari argomenti di gossip, come il caso Boccia -Sangiuliano, siamo arrivati a toccare un tema più serio: quello del cambiamento della figura genitoriale.
Partendo da ciò che vediamo in giro si può affermare che i ragazzi sono diventati anaffettivi, non hanno empatia, o emozioni positive. Solo quelle negative come la rabbia, l’odio. Non rispettano gli adulti, nemmeno i loro stessi genitori che non sanno più educarli.
Negli ultimi decenni, si è assistito a un cambiamento significativo nell’esercizio dell’autorità genitoriale. Tradizionalmente, i genitori erano considerati figure autorevoli, responsabili della disciplina e dell’educazione dei figli.
Tuttavia, oggi si fa sempre più riferimento a un”autorità genitoriale” che è sempre più fragile e, in alcuni casi, inesistente.
Questo fenomeno può essere attribuito a diversi fattori. In primo luogo, l’emergere di una cultura più permissiva che ha portato molti genitori a evitare approcci autoritari. L’ educazione si è evoluta verso modelli in cui si cerca di coinvolgere i figli in ogni decisione familiari e di conseguenza ascoltare le loro opinioni.
Sebbene questo possa promuovere la responsabilità e l’indipendenza, ha anche portato a una perdita dell’ autorità familiare.
L’autorità genitoriale tradizionale che era basata su norme rigide e a volte con punizioni, ha lasciato spazio a un modello più affettivo e con più dialogo. Oggi, i genitori tendono a rispettare maggiormente l’identità e le inclinazioni dei figli, cercando di supportarli attraverso la comprensione.
Questo è stato influenzato da vari fattori culturali e sociali, come la maggiore attenzione ai bisogni emotivi dei bambini e al cambiamento dei ruoli all’interno della famiglia.
Ma, il passaggio da una famiglia autoritaria a una più affettiva, ha portato a un maggiore scambio e confronto.
Tuttavia, questo nuovo modello presenta anche delle sfide. Ad esempio, c’è il rischio che i genitori diventino troppo amici dei figli, perdendo il ruolo di guida ed educatori, necessario per lo sviluppo dell’autonomia dei bambini.
Inoltre, l’influenza della tecnologia ha cambiato il modo in cui i genitori interagiscono con i propri figli. I giovani hanno modelli di comportamento esterni, che possono mettere in discussione ciò che dicono loro i genitori .
Ciò può creare fratture nelle relazioni familiari, poiché i genitori si trovano a dover competere con fonti di influenza esterne, ad esempio coi social e ciò che si mostra su di essi.
Le famiglie moderne spesso affrontano sfide come il lavoro a tempo pieno, lasciando meno tempo e energia per l’educazione e il controllo dei figli. Questa situazione può portare a una delega della responsabilità educativa a terzi, così contribuendo alla perdita di autorità.
I giovani sono incoraggiati a prendere decisioni autonome, che è un passo positivo verso la crescita personale, ma che ha reso fragile l’autorità dei genitori.
Il genitore che non ha mai saputo dire un “no” e motivarlo,si ritrova davanti l’adolescente che oggi pretende cento euro per fare la serata movida. Ma il ragazzo così pretenzioso non spunta dal nulla. Era un bambino trattato sempre da “piccolo re”. Al quale «non è mai stato fatto mancare niente».
Accontentare i figli in tutto, dargliele sempre vinte, significa illuderli che il mondo là fuori funzioni così. Ma questi ragazzi, che non hanno sviluppato la forza d’animo per sostenere una difficoltà, un rifiuto, una frustrazione, si scontrano con la realtà. Ecco perché restano in casa quando sono ormai adulti e, nel frattempo, si sentono continuamente insoddisfatti. Una strada lastricata di “sì” non dà felicità, anzi.
Ma noi fin dalla nascita non sappiamo educarli. Oggi la mamma sente il pianto del bambino e lo allatta sempre. Il piccolo inizia a capire che basta piangere un poco per ottenere immediatamente la soddisfazione dei suoi desideri. Ma,finito l’allattamento, il bimbo applicherà lo stesso schema,il pianto, per un’altra cosa, crescendo in questo modo.
E poi si arriva all’adolescenza…ma è tardi . La società ci ha circondati di centri commerciali e ci ha raccontato che la massima soddisfazione è tornare a casa dallo shopping domenicale con la macchina piena di roba inutile. Cosa gli abbiamo insegnato noi? Quali sono i veri valori?
Angela Amendola