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“Fede e bellezza”

Il romanzo “Fede e bellezza” di Niccolò Tommaseo, databile al 1842 e in edizione definitiva al 1852, anticipa le inquietudini, i conflitti, gli smarrimenti interiori propri del Decadentismo, traduce la complessità dell’animo umano e la faticosa ricerca della parte più intima di se stessi.

I protagonisti, Giovanni e Maria, attraverso un rapporto di scandaglio reciproco delle loro anime vorrebbero comprendere il significato più profondo dell’amore e del rapporto di coppia, vivendo in modo travagliato le dimensioni dell’Eros e della Spiritualità, della bellezza quale contemplazione estetica e neoedonistica e della fede quale contemplazione della bellezza metafisica.

I protagonisti annullano l’elemento del racconto sociale, nel senso di ciò che li circonda per rivolgersi esclusivamente ai moti dell’animo: qui i prodromi del Decadentismo si fanno evidenti.

Il Tommaseo, uomo dell’800, riesce a “sentire” un nuovo mondo che sta per costruirsi e per farlo adopera vari generi letterari come il diario e la lettera, anticipa il romanzo psicologico, rende il linguaggio più popolare, utilizza i luoghi per dare al romanzo un respiro europeo, e per quanto inizialmente ambientato in Francia, personalmente vi ritrovo delle caratteristiche della cultura mitteleuropea. Non dimentichiamo che lo scrittore è di origini croate.

“Fede e bellezza” non è un romanzo semplice, fa leva sul pensiero complesso, il lettore è quasi indotto ad una severa introspezione, a mettersi in discussione, a forgiarsi al fine di affrontare il faticoso cammino della vita.

Emblematicamente i protagonisti sono esseri “sartrianamente gettati” in questo mondo.

Tommaso Cozzitorto

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