Le donne coraggio

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Un paio di settimane fa, su Rai Uno in tarda serata, c’è stato un programma molto interessante in cui si parlava di una mamma coraggio calabrese Angela Donato e si raccontava una storia che io non conoscevo.


La battaglia di Angela Donato inizia con la morte del figlio Santo Panzarella.

È l’11 luglio del 2002 quando la donna denuncia la scomparsa del ragazzo, all’epoca 29enne.

Per gli inquirenti è chiaro che quel mistero possa essere collegato con il passato amoroso della Donato, per via delle sue relazioni con due boss della ‘ndrangheta.

In seguito si scoprirà che Santo potrebbe aver pagato un prezzo così caro a causa delle gelosia di un terzo boss, ma si scoprirà che in realtà il motivo è una relazione che la stessa vittima ha intrecciato con la moglie di un capoclan della mafia.

Il calvario della donna infatti continua anche subito dopo aver scoperto che il figlio è stato rapito e infine ucciso in modo brutale.

Angela ripercorre tutti i punti oscuri della sua vita sentimentale.

Le rivelazioni di Angela Donato daranno la possibilità alle autorità italiane non solo di ricostruire il delitto del figlio ma la collaborazione diventerà importante per ricostruire nomi e fatti per quanto riguarda diversi delitti.

Angela Donato è stata la protagonista del documentario realizzato dalla regista Beatrice Borromeo, dal titolo “Lady ‘ndrangheta”, per raccontare le storie drammatiche delle donne potenti che spesso si ritrovano a dover fare i conti con la ferocia della criminalità organizzata della Calabria.

La verità sul figlio verrà fuori, il figlio fu sparato in viso e il corpo sarebbe stato inoltre abbandonato e lasciato in balia degli animali.

Le donne con la loro sensibilità sentono tutto amplificato l’amore, il dolore,e la paura.

Ma quando la situazione in cui vivono richiede necessariamente di trovare forza, e determinazione, le donne riescono a trovare tutto ciò di cui hanno bisogno per lottare.

Serafina Battaglia fu la prima donna che nel 1962 decide di rompere il muro dell’omertà e di testimoniare contro la mafia dopo aver perso il marito e il figlio, per mano appunto dei mafiosi.

Negli anni, altre madri, sorelle, figlie, hanno avuto il coraggio di ribellarsi alle regole che imponeva l’associazione mafiosa.

Donne accomunate da dolori, ma anche dalla stessa sete di rivalsa.

La più famosa fu Felicia Bartolotta Impastato, madre di Peppino Impastato.

Dopo la morte di Peppino cercò in tutti i modi di far emergere la verità sulla morte del figlio.

Volevano convincerla che il figlio fosse un terrorista.

Ma Peppino era coraggioso, lottava per una società migliore, lottava contro la mafia e da Radio Aut urlava il suo dissenso.

Dopo anni Felicia, con l’aiuto del figlio Giovanni e dei compagni di Peppino, riuscì ad ottenere verità sull’omicidio.

È cambiato il mondo delle mafie.

Agata Barresi era la moglie di un mezzo mafioso, madre di cinque figli maschi.

Glieli uccisero uno dopo l’altro e assassinarono, anche il figlio illegittimo che il marito aveva avuto da un’altra relazione.

Lei non aprì mai bocca, eppure conosceva perfettamente il nome del mandante della strage. Omertà? Paura? Oppure semplicemente lo sbaglio di ritenere di poter fermare, col silenzio, la mano assassina.

Erano altri tempi, gli anni 60 e la donna non aveva un grande peso, nè dentro la mafia nè nella società civile.

E furono e donne a spingere i propri uomini a pentirsi. Dagli anni ’80 in poi.

A dare l’input, fu Cristina, terza moglie di Tommaso Buscetta, a dare forza al marito nella scelta di collaborare con lo Stato per strappare i figli più piccoli a Cosa nostra.

E Carmela Iuculano fa la stessa cosa quando ascolta lo sfogo delle sue figliolette, Daniela e Serena, che le chiedono perché a scuola debbano subire l’allontanamento dei compagni.

Carmela abbandona il marito, prende i figli e scompare.

Qualcuno, come Rita Atria invece la sua scelta l’ha pagata con la vita, suicida nel suo nascondiglio romano, per il dolore di aver perso il suo padre putativo Paolo Borsellino.

Ribellarsi e fare la rivoluzione, è un “lavoro poetico”, sentimentale ed è forse per questo che alle donne riescono così egregiamente.

Per leggere sul fenomeno opposto, le ladyes ndrangheta, cliccare qui sotto

Lady “Ndrangheta”

Angela Amendola

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