Il mare, le sue infinite contraddizioni improntate su bellezza preponderante ed insidie non trascurabili, la tendenza umana alla necessità di “respirare” l’immensità di quell’azzurro che si impone con prepotenza agli occhi esterrefatti di chi resta in contemplazione.
E così, a piedi nudi e con l’anima “imbevuta” di sole, rimango in trepidante attesa di raccogliere, dagli umidi lembi spumeggianti di un bagnasciuga color dell’oro, pochi gioielli variopinti e delicati, intrisi della sinfonia del misterioso regno delle profondità…
Conchiglie
Anarchico abisso,
impero sommerso,
oceani sovrani
di un altro universo,
Nettuno è un pretesto
per far compagnia
all’uomo di mare
e alla sua nostalgia.
Gioielli che l’onda
trascina impietosa,
giammai destinati
ad ornare una sposa,
piuttosto abbelliscono
reti sciupate
che ai porti consegnano
vite spezzate.
Raccolte su rive,
condotte all’orecchio,
sperando di udire
ti sei fatto vecchio
giacché quasi sempre,
tra incanto e utopia,
hai messo di lato
la tua fantasia.
Eppure una volta,
guardandone una,
scorgesti un capello
di chioma assai bruna,
e lieto pensasti valesse la pena
di creder che fosse di una sirena…
(Lirica tratta dalla raccolta “Aliti inversi” di Maria Cristina Adragna)