Ciccilla operava all’interno della banda capeggiata dal marito Pietro Monaco e alla morte di lui, ne assunse il comando. Quando Pietro Monaco morì, dopo un’imboscata, fu lei stessa a bruciarne la testa per impedire ai piemontesi di impossessarsene.
Si rifugiò in Sila, dove fu catturata e condotta nelle carceri di Catanzaro, dove per giorni, sfilarono centinaia di brigantesse tutte vestite di nero, a sostegno della donna. Condannata a morte in prima istanza (unica donna condannata alla pena capitale) ottenuta la grazia, la condanna fu commutata in ergastolo e lavori forzati.
Non esistono dati certi sulla sua morte e il luogo di sepoltura, come già anticipato, ma è probabile che la sua morte avvenuta dopo quindici anni non sia compatibile con le carceri di Fenestrelle, poiché, a causa delle condizioni disumane, i detenuti avevano una prospettiva di vita non oltre i due mesi, per cui mi sento di avvalorare la tesi che vuole il suo decesso nelle carceri di Catanzaro.