Credevate di aver sentito di tutto e di più in merito al Covid-19?
Abbiamo imparato che esistono i presintomatici, i sintomatici e i paucisintomatici.
Ma ci sono vari aspetti della malattia che sono ancora poco chiari. Per esempio, avete mai sentito parlare della sindrome dei “long-haulers”?
Ebbene, sembra che esistano molti soggetti che ne soffrono.
Ecco l’identikit dei long-haulers: si tratta di persone che hanno contratto il Covid-19 in modo non grave e che, dopo circa 9 mesi, non sono guariti in quanto continuano ad accusare i sintomi virali.
Il mese di Luglio ebbi il piacere di intervistare il Professore Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano.
Quando gli chiesi se i pazienti guariti potevano andare incontro a complicanze, rispose nel seguente modo:
“Sicuramente questa si presenta come un’emergenza sanitaria perché ci sono pazienti che hanno bisogno di assistenza a casa in quanto non sono guariti. Hanno addosso una malattia che è diventata imprevedibile. C’è un bellissimo articolo pubblicato sul Washington Post il quale parla di una lunga storia della malattia: non si è né guariti né malati. Un giorno si sta bene, un altro si sta male. Ci si sente stanchi, con dolori alle ossa così forti che è come se queste fossero fratturate. Stati febbrili altalenanti, sintomi respiratori, disturbi renali, cardiaci etc… La malattia sembra non finire mai. Tre su dieci malati di Covid-19 manifestano complicanze“.
Ma in quella occasione il Professore si riferiva in modo particolare ai pazienti ospedalizzati.
I long-haulers sono soggetti che non sono mai stati ricoverati e che, quindi, si sono curati a casa.
La maggioranza di questi, pur risultando negativi a più tamponi, non respira bene e manifesta una sintomatologia varia: mal di testa, dolori al petto, perdita di memoria, dolori ossei e muscolari, perdita di capelli, anosmia etc…
La sindrome di long haulers colpisce il 10% dei pazienti guariti.
È come se piccole quantità di virus rimangano in altri organi.
Un recente studio ha dimostrato che il 50% dei long-haulers mantiene nel proprio intestino il Covid-19 vivo e infettivo per circa 6 mesi.
Ma cosa succede concretamente?
Al sistema immunitario non passa inosservato il fatto che in circolo vi siano molecole infettive, per cui arrivano subito i mastociti e i macrofagi che rispondono con le citochine.
È questo il segno di una infiammazione cronica persistente, causa della sintomatologia.
Si sono verificati anche casi di pazienti long-haulers con patologia immunosoppressiva che hanno assistito ad una riattivazione del virus anche dopo mesi dall’infezione. E ciò è spesso legato ad un peggioramento della malattia di base.
E come se non bastasse c’è da aggiungere che questo malati cronici di Covid-19 vengono considerati come persone ansiose, ipocondriache, invece tale problematica sta diventando un aspetto importante e delicato anche dal punto di vista sanitario.
Piera Messinese