Cadaveri in giardino

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“Due cose sono sicure: uno, ormai alla gente non gliene frega più niente di quello che succede agli altri; due, alla gente non gliene frega più niente di niente in assoluto”.

Con tanta di quell’acqua a due passi da casa – (Raymond Carver)

Claire  è nel dormiveglia quando avverte  il marito rincasare in anticipo rispetto al previsto. Lo sente infilarsi silenziosamente nel letto, vede che non riesce a prendere sonno. Le appare pensieroso.  

Il mattino seguente il marito si alza presto, prepara il caffè e dà un’occhiata al giornale. Alle otto il telefono inizia a squillare.

Claire nel frattempo si è svegliata, sente il marito rispondere alla prima telefonata con un’imprecazione e, e poi riagganciare in modo brusco la cornetta. Segue una seconda telefonata. 

Frastornata,  Claire gli domanda cosa stia succedendo. A quel punto Stuart la invita a sedersi. Ed inizia a raccontare.

Sul giornale che il marito stava leggendo, Claire vede il resoconto di un omicidio “ …una ragazza non identificata, tra i diciotto e i ventiquattro anni di età…il cadavere è rimasto in acqua dai tre ai cinque giorni…stupro uno dei possibili moventi…le prime analisi indicano morte per strangolamento…tagli e abrasioni sul seno e nella zona pelvica…autopsia dello stupro, finché non saranno svolte ulteriori indagini”.

Almeno una volta l’anno Stuart  organizzava, insieme ai suoi amici, una battuta di pesca sui monti.

Gli amici di Stuart sono brave persone, dediti alla famiglia ed al lavoro.

Anche quella volta si sarebbero diretti verso il fiume Naches.

Avrebbero lasciato la macchina fino  ad un certo punto, per poi  proseguire a piedi per 8  chilometri, ognuno con il suo zaino.

Quel giorno, le racconta il marito, poco prima che si accampassero, Mel Dorn aveva visto  il corpo nudo di una ragazza fluttuare nel fiume a faccia in giù.

Il cadavere  era impigliato tra i rami, vicino alla riva. L’uomo aveva immediatamente  avvisato gli amici. E si erano raccolti tutti insieme  per decidere  cosa fare.

Solo uno di loro era intenzionato a tornare indietro e a chiamare la polizia.

Gli altri, invece,  si sentivano molto stanchi. Ed obiettarono che, poiché ragazza  era ormai morta,   sarebbe stato più opportuno lasciarla  lì, nell’acqua, per i giorni che avevano programmato, prima di avvisare la polizia.

Che fretta c’era? Tanto era morta?

E così alla fine fecero.

Pescarono, bevvero whiskey a volontà, chiacchierarono del più e del meno, come se nulla fosse.

Nel frattempo si erano preoccupati di legare i  polsi della ragazza ad un albero, affinché la corrente non la trascinasse via.

Decisero di anticipare il ritorno a casa di un giorno ed avvisare le autorità competenti.

Claire fissava  incredula il marito mentre l’uomo le raccontava tutto questo.

Gli chiese come potesse  aver fatto una cosa del genere, non soccorrere una donna  morta.

Stuart le obiettò  che era già morta. E sarebbe stato inutile: non ci vedeva nulla di male nell’avvisare la polizia  con un paio di giorni di ritardo.

Claire  gli chiede come mai non l’avesse svegliata la notte precedente.

Vuole capire se l’avevano lasciata così come l’avevano trovata…Inizia a incalzare il marito con  una serie di domande che finiscono per irritare Stuart.

A quel punto Claire chiude la discussione,  sale nella stanza del figlio, lo veste e, durante la colazione comunica al marito  che avrebbe accompagnato  il bambino dalla nonna.

Dopo aver accompagnato il figlio, Claire passa da casa e chiede a Stuart di  salire in macchina. 

Attraversano la città e,  ad un certo punto , Claire decide di fermarsi in una zona di picnic, vicino al fiume che scorre lungo il centro abitato.

Lei gli domanda perché avevano deciso di andare  in quel luogo così distante, con tanti posti vicino casa. Stuart replica dicendole che non poteva immaginare cosa sarebbe accaduto, è una località dove vanno spesso. Ma ora, aggiunge il marito, non avrebbe dovuto più pensarci, era tutto finito.

Anzi, le suggeriva di godersi la splendida giornata insieme.

Ad un tratto Claire, pensierosa gli riferisce un episodio accaduto molti anni prima.

Una sua compagna di classe fu barbaramente uccisa da due fratelli, dicevano che erano innocenti…

Stuart, a quel punto, inizia ad innervosirsi.  Non capisce cosa c’entri questa storia con lui.

Claire stizzita gli dà uno schiaffo sul viso e poi un altro, ed in quel momento pensa: ” E’ una pazzia. Dovremmo intrecciare le dita. Dovremmo aiutarci a vicenda. E’ una pazzia”.

Lui la prende bruscamente per un braccio e le dice di salire in macchina. Aggiunge, Stuart che il suo atteggiamento è  ingiusto ed egoista.

Tornati a casa Claire  pensa che, nonostante il grave episodio,   nulla cambierà sul serio tra loro, che le loro vite proseguiranno insieme.

Allo stesso tempo, tuttavia,  l’accaduto la destabilizza.  E la turba profondamente.

Da quel momento Claire entra in  una crisi profonda,  il suo cuore è a pezzi. Non riesce a darsi pace per il comportamento del marito. Il passato è confuso, ma anche il futuro è incerto. Percepisce che qualcosa si è rotto tra di loro.

Accadono tre eventi, quella sera,  che colpiscono particolarmente Claire.

Il  figlio Dean,  a cena, chiede conferma al padre se ha trovato un cadavere.

Poi viene identificata la vittima. E, dopo il telegiornale, anziché confrontarsi sugli gli ultimi aggiornamenti relativi all’omicidio, Stuart si comporta come se nulla fosse, si stira, sbadiglia.

A quel punto Claire  decide di prepararsi il letto sul divano.

Ha bisogno di stare da sola. E riflettere.

La mattina successiva Claire legge sui giornali che i funerali della ragazza si terranno il giorno seguente.

Il giorno del funerale Claire avvisa il marito che farà tardi, forse tornerà per cena.

Sale in macchina. E si dirige  verso la città di Summit. Il viaggio è piuttosto lungo.

Quando Claire  entra in chiesa la bara è sigillata e ricoperta di fiori. Ci sono molti giovani, coetanei della vittima. Sono la maggior parte.

Dopo qualche minuto un tipo vestito di scuro si alza e li invita a chinare il capo. Recita una preghiera per i presenti, i vivi.

Claire persa nei suoi pensieri, immagina  Susan Miller, la ragazza uccisa,  uscire dal cinema, dove lavorava come cassiera e salire su una Chevrolet verde. Poi inizia ad immaginarsi il suo ultimo viaggio  lungo la corrente del fiume, il suo corpo,  nudo ed indifeso, che si impiglia tra   i rami fino a quando quattro ubriaconi la notano e decidono di non soccorrerla.

Durante la cerimonia l’uomo parla delle doti di Susan Miller, una ragazza entusiasta, allegra, amante della vita. In molti si commuovono.

Fuori della cappella una signora incrocia lo sguardo di Claire. Dice che forse hanno trovato l’assassino. La signora continua a parlare, racconta che conosceva la ragazza da quando era piccola, andava sempre a trovarla, e per l’occasione le preparava sempre dei biscotti che la ragazza mangiava davanti alla televisione. Ad un certo punto  Claire si accorge che la donna sta piangendo in maniera copiosa.

“ Per l’amor di Dio, Stuart, era solo una bambina.”

Stuart trascorre un fine settimana con alcuni amici, accanto al cadavere di una ragazza.

Si comporta,  come se nulla fosse. Continua a chiacchierare, a pescare ed a bere…Tanto è morta.

Le sue ‘esigenze,’ in quel momento, hanno la priorità.

Come quando  tornato a casa, Stuart desidererà solo riprendere la sua quotidianità  e  dimenticare, incurante delle reazioni della moglie.

Quando scopre l’accaduto,   Claire entra in una  crisi profonda,  è turbata dal comportamento del marito, dal suo cinismo e dalla sua ‘superficialità’.  

Claire inizia ad interrogarsi sul significato di quell’evento, della sua vita, del suo rapporto con Stuart.

Al contrario del marito, Claire patisce, soffre, desidera conoscere l’identità  della giovane.

Cerca di dare un senso al suo disagio e alla sua insofferenza. Trova l’atteggiamento di Stuart  imperdonabile.

A quel punto inizia a  ripensare  al suo passato, alla loro storia d’amore,  alla propria vita coniugale.

Un legame che mai avrebbe  messo in discussione. Era convinta che sarebbero invecchiati  insieme. Ed anche in quel momento di turbamento pensa alla solidità  della loro relazione.

Tuttavia qualcosa è accaduto. E qualcosa si è rotto.

In fondo quel corpo fluttuante chiedeva solo di essere aiutato e custodito. Perché quel corpo gettato nelle acque aveva  una sua  storia.    

Ognuno di noi  tende a rimanere chiuso in una sorta di corazza, di cui  non si accorge  per via della routine, con una prospettiva che ha difficoltà ad andare oltre la staccionata del proprio giardino. Sono pochi i momenti che riescono a penetrarla, a darci un’esperienza di noi diversa, in cui ci si chiede “oh, oh…cosa è accaduto?”      

Ed è in questi momenti che emergono significati che pensavamo non ci appartenessero, e ci sorprendono e ci fanno riflettere.

Claire, ad esempio, si sente responsabile di quel corpo senza storia e senza identità. Ma avverte improvvisamente di sentirsi anche responsabile della propria storia, del suo rapporto con Stuart, anche dei comportamenti del marito.

Stuart invece non vuole lasciarsi commuovere da quanto si trova davanti, accentua la sua corazza, non vuole vedere quello che la vita gli pone davanti in tutta la sua drammaticità. Rimane ripiegato su se stesso. E’ solo.

Il  mondo di Stuart è circoscritto in quell’orizzonte di senso caratterizzato dalla siepe del suo giardino.  Una siepe di indifferenza che serve a marcare delle distanze, non solo verso gli altri, ma anche verso se stesso e le proprie emozioni.  Una siepe che trasforma tutto ciò che appare nel suo orizzonte, tra cui il corpo della giovane Susan, in qualcosa da dimenticare.

Il racconto è in fondo una storia di solitudini, Susan con il suo cadavere trasportata dalla corrente, Claire con un marito accanto che scopre di non conoscere e da cui non riesce a separarsi, Stuart con le sue viltà e la sua corazza, che rifiuta di farsi commuovere dal mondo e, nel far questo,  si sottrae ad un benché minimo senso di responsabilità. Immaginando di poter restare eternamente nel suo giardino di giochi e zingarate con gli amici, evitando qualsiasi evento che sia al di là della siepe, anche se questo fosse il giovane corpo di una ragazza morta che chiede un gesto di umana pietas, non lo scontato intervento delle forze dell’ordine, da differire nel tempo.

Dr.ssa Paola Uriati

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Paola Uriati
Ho conseguito nel 1994 il diploma di Laurea di dottore in Psicologia indirizzo Clinico e di Comunità, presso l’Università la Sapienza di Roma. Sono iscritta dal 1997 all’Albo degli Psicologi della Regione Lazio. Dal ’94 al ’99 ho svolto il Corso quadriennale di specializzazione in Psicoterapia Cognitivo post-razionalista, presso l’Associazione di Psicologia Cognitiva di Roma. Lavoro come psicologa psicoterapeuta a Roma e mi occupo principalmente di disturbi dell’umore, disagi adolescenziali, disturbi di personalità, problematiche relazionali e sessuali. Ho partecipato a Convegni in qualità di relatore ed ho realizzato pubblicazioni fra cui “ Approccio evidence-based alla valutazione del trattamento comunitario terapeutico-riabilitative del Lazio”. Da febbraio 2020 seguo un progetto editoriale, uno spazio in cui condivido argomenti che hanno, come obiettivo principale, il benessere della persona. Sono appassionata di fotografia. Mi piace catturare le immagini, piccoli frammenti della nostra identità, che si svela nell'incontro con l'altro e con il mondo.

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