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“a tu per tu con…” Andrea Giostra, psicologo, criminologo e scrittore

Intervista ad Andrea Giostra, psicologo, criminologo e scrittore

I casi di Paderno Dugnano e Bologna e i crimini commessi da giovani e adolescenti

Le recenti tragedie di Paderno Dugnano e di Bologna segnano l’ennesimo capitolo di una crescente serie di omicidi familiari e tra pari in Italia.

Un fenomeno allarmante, che molte volte vede protagonisti persone ancora minorenni e apre profondi interrogativi sui motivi che spingono i figli a trasformarsi in carnefici nell’ambito delle proprie famiglie.

Al riguardo le statistiche aprono uno scenario molto chiaro se è vero com’è vero che il 43% degli omicidi in Italia si consuma tra le mura domestiche, una cifra che sale al 50% nel settentrione del Paese.

Questi numeri, presentati dal Ministero degli Interni e aggiornati al 25 agosto 2023, evidenziano come su 186 omicidi, 88 siano avvenuti in ambito familiare.

Siamo quindi di fronte e a un fenomeno sociale e a un problema che continua a colpire le famiglie italiane e lascia dietro di sé cicatrici incancellabili.

Oggi di questo fenomeno ne parliamo con lo psicologo, criminologo e scrittore Andrea Giostra.

Fiore – Quali sono i motivi di tale violenza? Secondo te, ci sono dei campanellini di allarme che possono far capire in anticipo che quel ragazzo potrà commettere queste azioni così efferate?

Giostra – Questa è una bella domanda che mi piace molto perché viene fatta spesso a professionisti, o pseudo tali, del settore PSI (come diciamo noi: psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, neuropsichiatri, etc…) e le risposte che mi capita di ascoltare o di leggere mi sorprendono sempre, e spesso, tranne rare volte, sono sempre le stesse e rimandano, per non dire “giustificano”, l’agito criminale compiuto a problemi psicopatologici non rilevati in tempo, non diagnosticati preventivamente, a un “disagio psicologico” che non è stato riconosciuto e non è stato preso in carico dalla famiglia o dai servizi sociali, a segnali di aiuto che erano stati lanciati dei quali però nessuno si è accorto in tempo, e cose di questo tipo.

Una risposta che trasforma, in pochi secondi, il carnefice, responsabile di atti e crimini gravissimi, in vittima “predestinata” di un sistema che non è riuscito a capire e ad aiutare in tempo questo “povero” ragazzo (indipendentemente dalla sua condizione sociale, culturale, economica e familiare).

Questo, purtroppo, è un cliché che si ripete sempre, ogni volta, anche nei casi  drammatici di questi ultimi giorni dei quali siamo rimasti inorriditi tutti.

Mi riferisco alla strage di Paderno Dugnano, dove un ragazzo di 17 anni ha ucciso la madre, il padre e il fratellino di 12 anni, e alla rissa di Bologna dove un ragazzo di 17 anni ha accoltellato e ucciso un ragazzo di 16 anni. 

​Questi fatti sono solo, come sappiamo tutti, gli ultimi due casi drammatici di centinaia di crimini simili che vengono commessi in Italia ogni anno, ma anche in altri paesi europei e in generale occidentali. Questa esplosione è avvenuta negli ultimi 5 10 anni.

Fiore – La domanda a questo punto è: perché accade e sta accadendo tutto questo?

Giostra – Da un punto di vista psicopatologico, la verità è che non sappiamo quali sono i motivi che scatenano questo genere di violenza che porta a questi terribili delitti.

Questo per dire che questi atti così violenti e criminali non si possono prevedere.

Indipendentemente da quello che dicono con convinzione e certezza assoluta (che ogni volta mi inorridisce!) diversi esperti che in questi giorni, e in questi ultimi anni, si sono succeduti, si succedono e sentenziano le loro tesi, spesso basata sulla totale ignoranza dei fatti se non quello che tutti ascoltiamo sui TG, leggiamo sui giornali e sui magazine online.

La verità è, ancora, che questi agiti così efferati non siamo in grado di comprenderli nella loro natura intrapsichica, nelle pulsioni che le hanno scatenate, nelle motivazioni profonde che le hanno generate, se vogliamo porla in termini psicodinamici e psicopatologici. Al contempo non siamo in grado di prevederli. Non ci sono altre risposte sensate su questa cosa.

Anche perché nel passato qualcuno ci ha provato a fare questo lavoro di “prevenzione primaria” sui comportamenti criminali a danno di altri uomini, cercando di identificare delle caratteristiche fisiognomiche e di personalità che avrebbero preventivamente portato gli psichiatri e i criminologi di allora a capire che si ha di fronte un “criminale” nato, che certamente avrebbe commesso “in futuro” dei crimini efferati, oppure una “brava” persona che mai “in futuro” avrebbe agito violenza contro altri uomini. Un bel film di fantascienza di qualche anno fa ha provato a raccontare un sistema di prevenzione di questo tipo, mi riferisco a “Minority report” di Steven Spielberg del 2002 con Tom Cruise.

Ma sappiamo tutti che questi modelli di “previsione dei comportamenti umani” e questi studi di fine Ottocento non hanno avuto alcun riscontro scientifico e nessuna aderenza con la realtà quotidiana, e chi li ha progettati e realizzati, alla fine è stato radiato e cacciato dalla comunità scientifica internazionale, e le sue ricerche e i suoi studi sono stati ritenuti non validi da un punto di vista scientifico e psichiatrico, se non mossi da ideologia e da preconcetti che nulla hanno a che fare con la scienza che studia l’uomo e il suo comportamento.

Mi riferisco a Cesare Lombroso (1835-1909).

Chi oggi fa questi discorsi, relativi alla “prevenzione primaria” di agiti criminali, spesso basati sul nulla, allora probabilmente è un nostalgico dell’approccio lombrosiano. E da questa prospettiva allora siamo costretti a fare una semplice e impietosa riflessione:       

1) O pensiamo, dopo oltre 100 anni, che lo psichiatra, criminologo e antropologo italiano Cesaro Lombroso alla fine dell’Ottocento avesse ragione a teorizzare che ogni essere umano per il suo DNA, per la sua natura ancestrale e innata è CRIMINALE oppure PERSONA PER BENE, al di là dell’educazione che può ricevere dal momento in cui nasce fino all’età adulta e dalla sua esperienza di vita personale e unica;

2) Oppure siamo costretti a ritornare ai modelli educativi e culturali che hanno fatto grande il nostro Paese, che hanno avuto successo e che sono stati copiati da tutti i Paesi Occidentali: quelli che basano tutto su una educazione seria, fatta di regole da rispettare, di disciplina, di severità, di punizione se si violano le regole e le norme condivise, di frustrazione e dell’acquisizione nel tempo della capacità di gestirla, per esempio. Capacità di gestire la frustrazione che ha un altissimo valore educativo e di crescita del bambino e dell’adolescente, proprio perché è quella condizione nella quale il soddisfacimento di un determinato bisogno, di uno specifico desiderio, del voler possedere un determinato oggetto, viene in prima istanza ostacolato dal divieto e/o dalla punizione del genitore (per esempio) e può trovare solo successivamente soddisfacimento laddove si agisce nel rispetto delle regole, delle norme, o delle richieste del genitore (se vogliamo rimanere all’interno della famiglia), ovvero, far capire al ragazzo che quel risultato, quell’obiettivo, il possedere quell’oggetto si può ottenere solo con l’impegno, con il sacrificio, con la costanza e la determinazione dell’impegno, con il lavoro che porta ai risultati relativi al suo ruolo di bambino o di adolescente (quelli scolastici per esempio), con un comportamento e un modo di agire che devono essere rispettosi delle norme sociali, dei valori e dei principi della comunità di appartenenze, delle sane regole di convivenza civile, anche di quelle all’interno della sua famiglia.

Il messaggio che deve passare è che solo in questo modo si può ottenere quell’oggetto, solo in questo caso si può soddisfare quel bisogno o si può appagare quel desiderio. Altrimenti passa un messaggio terribile e pericoloso: quello che voglio e desidero è mio di “diritto” e non è previsto che da parte mia ci sia nessun “dovere” nei confronti di nessuno, neanche della mia famiglia! È questo quello che purtroppo pensano intimamente i ragazzi che risultano violenti fino ad arrivare a commettere atti brutali e comportamenti criminali!

Ma non è solo questa la causa della violenza agita da questi ragazzi, ovviamente. È una molteplicità di fattori che risultano convergenti e straordinariamente pericolosi per tutti, anche per loro in quanto adolescenti e ragazzi per le conseguenze sul loro futuro, sulla loro vita perché poi devono pagare per i loro crimini a causa delle sentenze penali della giustizia.

Conseguenze penali che, a quel punto, li sorprendono perché non capiscono il motivo dell’essere stati puniti e condannati dalla giustizia!          

“Ma come, mi è sempre stato permesso tutto e adesso mi punite per delle cose che nella mia vita ho sempre fatto sin da bambino?”: questo è quello che pensano questi ragazzi che commettono questi crimini ed esercitano violenza senza nessun apparente movente.

La verità è, per finire, che negli ultimi quarant’anni è stato cancellato, giorno dopo giorno, il valore principale di una società civile quale vuole essere quella occidentale, o, se vogliamo restringere il campo, quella italiana.

Una società civile si basa sostanzialmente sui “diritti” ma allo stesso tempo sui “doveri”.

Diritti e doveri che si devono bilanciare. Altrimenti salta tutto il sistema, come le cronache quotidiane ci dicono chiaramente. Una evidenza lapalissiana che sempre gli stessi esperti (o pseudo tali) che vanno in TV o blaterano sui social non capiscono perché è molto più facile psicopatologizzare qualsiasi grave azione commettano i bambini e gli adolescenti.

Anche questa è una terribile perversione della nostra società contemporanea, una sorta di crimine intellettuale che viene perpetuato e commesso da questi pseudo esperti: prima psicopatologizzare e poi giustificare il minore, l’adolescente che commette reati così efferati, così violenti, così gravi fino ad arrivare all’omicidio o a una strage familiare!

Oggi ai bambini che diventano adolescenti e poi degli adulti viene negato proprio questo dai modelli educativi che in modo prepotente e ideologico sono stati imposti da questo piccolo gruppo di potere che porta avanti ideologie estremiste e anarchiche presentandole e facendole passare come i migliori modelli di vita e di affermazione della propria identità che deve essere libera e priva di regole, di norme, di rispetto per il prossimo se non per se stessi e per i propri bisogni e desideri che per “diritto di nascita” devono essere sempre soddisfatti!

Non è possibile avere una società fatta solo di diritti!

Se ascolti con attenzione questi soggetti in TV o nei social e in tutti i media nei quali blaterano le loro verità, li senti parlare sempre e solo di diritti, mai di doveri! La parola dovere è interdetta oppure viene presentata come estremista e irrispettosa della libertà dell’uomo e contro la democrazia! Nulla di più falso, nulla di più intellettualmente disonesto e criminale!

Il pensiero politicamente corretto e lo pseudo valore del “diritto” a ogni costo, sostenuto con prepotenza ideologica da minoranze etniche, sessuali, di genere, di modelli politici divulgati da piccole minoranze ben organizzate, si è di fatto trasformato in uno spietato sistema di controllo delle masse che colpisce mediaticamente senza pietà tutti coloro che non la pensano come loro, tutti coloro che non si adeguano al loro “pensiero unico”, come fu, per esempio, il Sant’Uffizio dell’Inquisizione siciliana tra il 1601 e il 1782 che metteva al rogo in pubblica piazza, i famosi  “Auto da fé”, con accuse spesso costruite e inventate, tutti coloro che non sottostavano al potere dell’Inquisizione e osavano sfidarlo e contrastarlo. Ecco, oggi questi piccoli gruppi di potere, ben organizzati e che occupano posizioni istituzionali spesso importanti, che rappresentano minoranze insignificanti della popolazione, utilizzano lo stesso metodo, quello del potentissimo inquisitore Torquemada per intenderci e per fare un parallelismo storico con i nostri giorni.

​Non è superfluo, a questo punto, ricordare e mettere in chiara evidenza che in una società che si vuole definire civile e democratica, le regole e le norme scritte e non scritte devono dirci cosa può essere fatto e cosa non può essere fatto, cosa è bene e cosa è male. Deve essere altresì chiaro quali sono le sanzioni e le punizioni, che devono risultare certe, per chi viola le norme condivise e le leggi dello stato. Una persona che vuole godere della sicurezza, della libertà e dei suoi diritti deve essere consapevole che ha dei doveri e deve sapere che deve rispettare le norme e le leggi della sua comunità, del suo stato, della sua nazione.

La libertà non significa, come viene sbagliando presentata da questi piccoli gruppi di potere mossi da ideologie nichiliste, sfasciste e anarchiche, avere il diritto di fare tutto quello che si vuole, pretendere tutto quello che si desidera, afferrare tutto quello di cui su ha bisogno.

La libertà è tale se tutte le persone che vivono quella nazione, quello stato, quella comunità, hanno chiaro e sanno che ci sono delle cose che si possono fare e ci sono altre cose che non si possono fare, che ci sono i diritti ma ci sono anche i doveri.

Ecco, nella nostra società contemporanea tutto questo è saltato, tutto questo è stato reso fluido, liquido, incomprensibile, senza punti di riferimento certi e uguali per tutti. E le conseguenze reali sono i fatti che abbondano nelle cronache quotidiane dell’occidente e del nostro paese in particolare!

Fiore – La   natura   di   questi   omicidi   da   quali   fattori   esterni   potrebbe   essere innescata?

Giostra – Gli eventi esterni influiscono tantissimo, soprattutto nei bambini, e negli adolescenti in particolare che vivono un periodo della loro vita straordinariamente conturbante e metamorfico, qual è appunto l’adolescenza. È pur vero che la Pandemia ha scatenato una serie infinita di problemi psicopatologici e psico-relazionali in moltissime persone, non solo in minori e adolescenti. Siamo degli “esseri sociali” per natura e la privazione della socialità con i nostri simili per molto tempo, un paio di anni se parliamo del periodo della Pandemia, è chiaro che ha creato danni gravissimi e in molti casi davvero difficili da gestire quando si parla di minori e di adolescenti che vivono il periodo della loro vita nel quale la socialità e il confronto quotidiano con i pari è vitale per una sana crescita e per uno sviluppo armonico della loro personalità.

Ma detto questo, non è che perché si è adolescenti o giovani adulti e si vivono questi seri problemi psico-relazionali allora si diventa potenziali criminali o criminali!

Non è che se una persona, o anche un bambino o un adolescente, per il solo fatto di avere disturbi psichiatrici o psicopatologici (senza entrare nello specifico dei vari  disturbi di personalità) diventa un criminale e al contempo una persona che sicuramente commetterà delle azioni violente contro altre persone fino ad arrivare all’omicidio o alla strage della propria famiglia!

​Chi sostiene queste tesi o è un perfetto ignorante in materia, oppure, sa di dire il  falso, sa di sostenere delle tesi che non hanno nessuna validità scientifica, psicopatologica o di spiegazione e comprensione del comportamento umano.

Il fatto è che, come abbiamo detto prima con altre parole, il modello buonista e permissivo a ogni costo degli ultimi 40 anni ha creato nelle giovani generazioni, in  particolare nei giovani della Generazione Z e della Generazione Alpha, danni psico-sociali e psico-relazionali gravissimi e irreversibili. Questi ragazzi sono le vittime di  modelli educativi strampalati che vengono al contempo “confortati” e “incoraggiati” da diversi film e serie TV di grande successo degli ultimi 10-15 anni dove “i modelli comportamentali” e gli “stili di vita di successo” presentati sono tutto tranne che modelli educativi di rispetto per il prossimo e di sana convivenza civile.

Serie TV come “Gomorra”, “Suburra”, “Romanzo Criminale”, e altre serie e film che si muovono su questa linea ideologica, per esempio, e su questo si è pronunciato anche il Procuratore di Napoli Nicola Gratteri, non hanno lo scopo di creare cultura di lotta alla mafia, non hanno l’obiettivo di insegnare il rispetto delle regole e delle leggi finalizzate alla sana e rispettosa convivenza civile. Hanno esattamente l’obiettivo opposto: rappresentano una formidabile e potente operazione di marketing che ha reso la cultura mafiosa e camorristica, il “brand mafia” per intenderci, con tutto quello che questo rappresenta in termini di azioni criminali e delittuose, di violenza quotidiana, di agiti criminali senza preoccuparsi delle conseguenze, fortemente attrattiva e di straordinario esempio da seguire per migliaia di giovani e adolescenti che guardano questi film e queste serie TV, e che si identificano e si sono identificati con gli “eroi negativi” che vengono raccontati in questi film.

I protagonisti di questi film e di queste serie TV sono dei veri e propri esempi nella vita quotidiana di moltissimi adolescenti che portano (inconsapevolmente, questo sì) questi ragazzi a emulare nella loro vita reale, anche all’interno della famiglia, le azioni di prepotenza quotidiana, le azioni criminali commesse dai giovani e giovanissimi attori protagonisti. I modelli da imitare che vengono suggeriti ai ragazzi che guardano queste cose non sono sicuramente quelli di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino, su questo non c’è alcun dubbio.

E anche questo è un serissimo problema della società dei nostri giorni verso il quale, sempre per la politica strampalata del politicamente corretto e della politica permissiva a ogni costo, non si fa nulla e non si interviene per niente.

Fiore – Quale ruolo giocano le relazioni interpersonali all’interno della famiglia per giungere a sì grandi efferatezze?

Giostra – È fondamentale il ruolo della famiglia e del sistema educativo allargato che vede protagonisti tutti gli educatori che i bambini e poi gli adolescenti incontrano e incontreranno nella loro vita.

​Ma sono dei modelli educativi che oramai sono stati annientati e che non hanno  nessuna incidenza educativa per migliaia di bambini e adolescenti di oggi, anche perché  questi ragazzi sono i figli dei Millennials, di genitori nati negli anni Ottanta e Novanta dei quali fanno parte gli ideatori e i portatori di questi modelli educativi nei quali il genitore deve vestire i panni dell’amico del figlio, deve essere permissivo e buonista a oltranza; sono i fautori e coloro che hanno progettato e messo in campo l’ideologia del politicamente corretto, la cosiddetta base culturale e politica dell’establishment radical chic dei nostri giorni che sta facendo danni irreversibili alla cultura e all’economica occidentale. Anche questo sta emergendo chiaramente in questi ultimi mesi dai catastrofici risultati della politica economica internazionale occidentale degli ultimi 10-15 anni!

Molti di questi ragazzi, quelli della Generazione Z e della Generazione Alpha, proprio a seguito dell’educazione ricevuta e degli esempi ricevuti dai loro genitori radical chic, ritengono di avere solo diritti, e pensano che non debbano essere puniti o rimproverati per niente e da nessuno, malgrado commettano azioni violente contro altre persone, contro i pari, contro gli insegnati a scuola. In questo modo crescono come ragazzi pericolosi per sé stessi, per la comunità di appartenenza e anche per la propria famiglia.

E tutto questo accade perché i modelli educativi funzionali alla nostra società (belli o brutti che sono o siano stati) sono stati annientati e sostituiti anche con l’esempio e il potente contributo dei modelli comportamentali degli “eroi negativi “dei quali abbiamo parlato prima. Le conseguenze, per molti di questi giovani ragazzi, sono devastanti e irreversibili quali, per esempio, un “Ego” smisurato, un incontrollato narcisismo patologico, l’assenza totale di empatia e di intelligenza emotiva senza i quali componenti intrapsichici che vivono dentro ognuno di noi, gli agiti di violenza estrema verso i nostri simili, i familiari, i pari, le donne, gli anziani, i portatori di disabilità, gli adulti, non hanno in questi adolescente e giovani adulti alcuna possibilità di essere intimamente (sub-consciamente) impediti e interdetti.

Questi ragazzi, purtroppo e ahinoi, non hanno avuto la possibilità, a causa dell’educazione buonista e permissiva ricevuta e dei modelli negativi e criminali con i quali si identificano e si sono identificati, di impedire che la pulsione violenta, l’istinto aggressivo che alberga in ogni persona, sia contrastato e impedito da quello che Sigmund Freud nel saggio “L’Io e l’Es” (1922) definì Super-Io, ovvero, la componente subconscia della nostra personalità che si compone della coscienza morale, dell’etica, dell’empatia, della buona educazione ricevuta, dei modelli positivi e nobili della nostra società da seguire. Una componente intrapsichica, subconscia, quella del Super-Io appunto, che si costruisce nella persona dal momento in cui nasce fino all’età adulta attraverso l’educazione e il buon esempio dei genitori, degli adulti e degli educatori, che è in grado di contrastare e frenare le pulsioni più ancestrali e primitive dell’Es che altrimenti ci farebbero commettere azioni delittuose e criminali continuamente. Ecco, da questo punto di vista, i ragazzi che hanno questa struttura di personalità, ovvero, che hanno una scarsa coscienza morale, una scarsa empatia e una scarsa capacità di controllare i loro impulsi più aggressivi, se associati ad altri seri disturbi psichiatrici, possono essere pericolosi per tutti, non solo per la famiglia di appartenenza.

Fiore – Quali   strategie   possono   essere   messe   in   atto   per   la   prevenzione   della violenza adolescenziale, e della violenza all’interno della famiglia in particolare?

Giostra – Non credo che esista una “ricetta” per dire come ridurre il potenziale e il rischio di atti violenti, e tra questi gli omicidi, all’interno della famiglia, indipendentemente dalla condizione sociale, culturale, economica e valoriale dei giovani protagonisti.

Abbiamo   visto   dalle   cronache,   oramai   quasi   quotidiane,   che   il   fenomeno   è assolutamente trasversale da tutti i punti di vista.

Se mi chiedi come “migliorare la prevenzione” di violenza adolescenziale, che può degenerare   in   atti   criminosi   assai   gravi   quali   il   tentato   omicidio   o   addirittura l’omicidio, allora quello che mi sento di dire è che bisogna basare il futuro dei giovani, da quando nascono fino all’età adulta, su una buona educazione fatta di regole certe, su una buona cultura di sana convivenza civile e di rispetto delle regole, scritte e non scritte, che deve coinvolgere e vedere protagonisti i genitori, la famiglia allargata, i maestri, gli insegnanti, gli educatori che questi ragazzi incontrano e incontreranno nella loro vita, ma anche i rappresentati delle istituzioni e delle forze dell’ordine ai quali è stato sottratto, mattone dopo mattone, sempre per la stessa politica demolitoria, anarchica e nichilista a oltranza degli ultimi 40 anni, il loro potere autorevole e di rappresentanti dello Stato a garanzia della libertà comune e del rispetto delle leggi.

Tutte queste cose vanno insegnate ai bambini fin dalla tenera età: il rispetto per il prossimo, per i genitori, per i nonni, per gli anziani, per le donne, per le persone fragili, per i più bisognosi, per gli insegnanti e i maestri di vita che incontrano e incontreranno nel loro cammino su questa terra, ma anche il rispetto “doveroso”, e non uso a caso questo termine, per le istituzioni e per chi le rappresenta nel suo lavoro quotidiano che garantiscono la nostra libertà e il nostro vivere civile  e pacifico.

Se questo processo politico non sarà avviato con decisione e costanza educativa nei prossimi decenni, allora avremo dei giovani e poi degli adulti, pericolosi, molto pericolosi, come le cronache quotidiane ci dimostrano.

Fiore – Quanto è difficile e quindi non facile percepire il disagio e il malessere giovanile che spesso è sommerso e invisibile?

Giostra – Questo a mio parere è un altro problema. È vero che tantissimi ragazzi e adolescenti hanno bisogno di essere ascoltati, di parlare, di confrontarsi, di sfogare la loro ​sofferenza e le loro delusioni. È anche vero che spesso molti genitori contemporanei sono assenti, pensano alla carriera professionale e a divertirsi più che ad occuparsi dei loro figli che vengono lasciati per la maggior parte del tempo che passano a casa a giocare col cellulare o con i più moderni ed elettrizzanti videogiochi.

Oggi decine di migliaia di giovani e di adolescenti vivono la maggior parte del loro  tempo in una sorta di second life, come viene chiamata tecnicamente, ovvero, una vita parallela a quella reale vissuta nella rete internet e all’interno dei più moderni videogiochi interattivi. Una vita virtuale dove tutto è possibile, dove si possono uccidere decine se non centinaia di personaggi virtuali e per questi delitti virtuali si ottengono premi e riconoscimenti. Se poi accade, come in realtà può accadere in alcuni ragazzi che soffrono di seri problemi psichiatrici quali il disturbo narcisistico di personalità in comorbidità con altri disturbi psichiatrici come per esempio i disturbi depressivi, l’uso e abuso di sostanze psicoattive e prestazionali, i disturbi del comportamento alimentare, la megalomania, l’assenza di empatia, il disturbo borderline, il disturbo bipolare, la personalità multipla, la psicopatia e altro ancora, allora il rischio dell’agito violento e criminale senza filtri non può essere aprioristicamente escluso.

La maggior parte dei ragazzi della Generazione Alpha e della Generazione Zeta vivono questa dimensione di second life, di  vita virtuale, totalmente dissociata dalla vita reale con la quale non riescono a fare alcuna differenza. Sono ragazzi che sono stati schiavizzati dai social e dai nuovi mezzi di comunicazione di massa, manipolati e condizionati fortemente dal capitalismo digitale internazionale che mira esclusivamente a trasformare le persone da essere pensanti dotati di intelligenza critica, a consumatori di massa dove la promessa è che l’acquisto e il possesso di un determinato oggetto dà garanzia di felicità, oppure, che emulare influencer senza scrupoli per diventare ricchi è l’unico vero valore della loro vita.

Ma è anche vero che patologizzare qualsiasi disagio, qualsiasi lamentela, qualsiasi piccola e passeggera sofferenza adolescenziale, crea altri danni. Capisco pure che per molti professionisti che si occupano di bambini e adolescenti questa è la via più breve e facile da seguire. Ma questa strada non porta e non ha mai portato a nulla di buono, a nessun risultato concreto di benessere, di sano sviluppo e di miglioramento della qualità della vita di questi ragazzi, tranne in rarissimi e isolati casi che non fanno testo.

Da un lato perché patologizzare un disagio generato da altre cause, quelle che vivono tutti gli adolescenti, per esempio, e non da un reale disturbo psichiatrico o da un grave malessere psichico, deresponsabilizza il giovane che inevitabilmente pensa (quale meta-messaggio secondo il modello di Paul Watzlawick): “Ok! Sono malato, non posso essere curato e quindi mi è permesso tutto! – oppure – Sono in cura, e quindi posso fare tutto quello che voglio perché tanto lo so, sarò sempre perdonato con una pacca sulla spalla, sarò sempre giustificato a causa della mia patologia psichica che mi hanno diagnosticato nel colloquio che ho tenuto a scuola… etc…etc…”.

Ecco, questo è quello che pensa il ragazzo al quale viene appioppata una diagnosi che il più delle volte non c’entra nulla con i reali problemi quotidiani adolescenziali che vive e sperimenta con i pari e con gli adulti. Un ragazzo che, insieme a tutto questo, sicuramente non ha avuto una buona educazione, nei termini con i quali l’abbiamo descritta e definita prima.

Serve, in una parola, educare le giovani generazioni a un vero e sano bilanciamento tra   diritti e doveri.  

Parlare sempre e solo di diritti, non tenendo mai in considerazione quali sono i doveri di un ragazzo, di un adolescente, di un adulto, nei confronti della sua famiglia e della società della quale fa parte, ecco, anche questo è un serio problema sociale e culturale che si è generato negli ultimi 40 anni e che crea danni quotidiani alla società, alla comunità di appartenenza di questi ragazzi e alla famiglia che li ha cresciuti e allevati.

Vincenzo Fiore

L’immagine   di   copertina   è   di   Banksy, “One   original   thougth   is   worth   a   thousand   mindless quotings”, Diogene il Cinico (412 a.C. – 323 a.C.)

“Un pensiero originale vale più di mille citazioni insensate”.

Andrea Giostra, psicologo, criminologo e scrittore

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